Stephen Malkmus & The Jicks – Wig Out at Jagbags

Per un certo periodo di tempo la sveglia del mio cellulare era una canzone di Stephen Malkmus ai tempi dei Pavement, si chiamava Range Life e qualche volta riusciva addirittura nell’intento di svegliarmi oltre a fare buona compagnia alle mie orecchie: uno di quei pezzi che hanno fatto la storia negli anni Novanta, di uno di quei gruppi che hanno fatto la storia degli anni Novanta, tanto da diventare i paladini di un genere. Se parliamo di lo-fi devono venirci alla mente per forza di cose i Pavement, e ovviamente quello Stephen Malkmus che oggi si fa accompagnare dai The Jicks. In un’era di alta fedeltà può sembrare da folli discutere di bassa fedeltà, ma entriamo nella sfera del sound che viene fuori dall’anima. Comunque sia Malkmus è uno di quei personaggi che è rimasto altamente fedele allo spirito della bassa fedeltà, anche se non è più quella rozza degli inizi: parliamo di profondità del suono graffiante. Ecco, fondamentalmente il mondo dei suoni si dirama in due strade tortuose, quella del suono sporco e quella del suono pulito: Malkmus è più pulito in questo nuovo lavoro, ma resta fedele spiritualmente allo sporco. La fragola circondata da uno sfondo bianco sulla copertina del nuovo disco, Wig Out at Jagbags, ne è la riprova. Un disco che avvolge e si lascia ascoltare piacevolmente: post-meridiano per antonomasia.

L’apertura di questo nuovo album, Planetary Motion, oltre che ripercorrere il passato di una storia che va avanti da una ventina di anni per Malkmus, si aggiorna pure verso nuovi sound più moderni, in un riff che riesce a ricordarci che viviamo nel ventunesimo secolo oggi. Disco strano, che apparentemente può sembrare un lungo continuum coi vocalizzi di Stephen Malkmus a contorno, ma che in realtà contiene pezzi notevoli. Shibboleth si apre oscura, eppure poco dopo c’è un’esplosione che ci ricorda indissolubilmente il lascito di Pavement (e Pixies) a questi anni violenti. Un tributo alle proprie origini è chiaro anche in J Smoov, ballata dolce accompagnata da sax e chitarre. Il quasi blues iniziale di Chartjunk ci confonde, e sembra di stare dentro un’intera commistione di generi, uno dei pezzi che ci ricorda che il disco fila via liscio come un liquore, non ci lascia molto dentro, se non il ricordo di sound confusi.

Tutte le cose sono in movimento: Stephen Malkmus è in movimento da vent’anni, alternato tra i suoi progetti diversi. La cosa più importante in questo lungo afflato di movimenti, spostamenti, tempi che cambiano, è non tradire la direzione profonda che hai scelto di prendere, mentre i contorni sono relativi. Surreal Teenagers rende chiaro che la direzione non ne esce tradita.

Tracklist:

  1. Planetary Motion
  2. The Janitor Revealed
  3. Lariat
  4. Houston Hades
  5. Shibboleth
  6. J Smoov
  7. Rumble at the Rainbo
  8. Chartjunk
  9. Independence Street
  10. Scattegories
  11. Cinnamon and Lesbians
  12. Surreal Teenagers
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