Sun Kil Moon – Benji

Manovrare con cura. Non ho mai provato così tanta difficoltà a scrivere di qualcosa che mi piace a un livello profondo, o quasi, eppure quando hai a che fare con la creatività di Mark Kozelek sembra non ci sia scampo, perché pare infinita, una fornace che sforna pane caldo e morbido da gustare, continuamente. Perils from the Sea è datato solo 2013, e segna quella collaborazione raffinata con Jimmy LaValle (The Album Leaf) che dà vita a uno degli album più poeticamente intimisti dell’anno appena trascorso. Sempre nel 2013, l’ex-Red House Painters aveva fatto uscire Like Rats, dimostrando tutta la versatile voglia di raccontare di Kozelek. Adesso, per iniziare l’anno nuovo, Kozelek si cala nell’altro suo progetto, Sun Kil Moon e ne viene fuori Benji. Che inizia subito forte, nel suo stile, con Carissa. Un pezzo da cui non puoi sfuggire di certo al testo, che racconta la storia di una donna che va fuori a buttare la spazzatura e muore. Si muore anche così, all’improvviso. ”Canterò il tuo nome”, promette lui, Mark Kozelek: Carissa resta, non evapora, nonostante tutto.

Forse la pecca del disco è di essere troppo unitario, a tratti corposo. Undici pezzi che ti scavano, e forse è questa la difficoltà primaria di avere a che fare con un lavoro del genere: non può lasciarti indifferente, si porta dietro un mostro selvatico, un’eleganza che ti corrode. Ma parliamo di cantautorato vecchia maniera, e la voce di Mark resta un’assicurazione per tutta la durata di Benji. Il colpo di classe di tutto il disco è però probabilmente l’ultima canzone dell’album, dedicata a Ben Gibbard dei Death Cab for Cutie e Postal Service: nella collezione di personaggi che raccoglie questo lavoro c’è spazio anche per Ben’s my friend (”Thought of Ben when I met him, in 2000 / At a festival in Spain, he was on a small stage then /And I didn’t know his name / Now he’s singing at the Greek and he’s busting moves / And my legs were hurt and then my feet were, too / Calling after settling, said I’ll skip the backstage high five / Thanks for the nice music and all the exercise”).

Bella intensa Dogs, che narra pezzi di Kozelek, che a calarcisi dentro è come se la testa ti fosse sbattuta volontariamente contro un muro: è un posto complicato, quello in cui siamo, ci dice. E come contraddirlo? Micheline ci culla, mentre Richard Ramirez ci ricorda che il tempo sta passando velocissimo sopra le nostre teste. Certe canzoni ti faranno a pezzettini, come riesce a fare da tempo Kozelek. Ma poi alla fine quando ricucirai tutti i pezzetti capirai che è stato bello.

Dicono che ricordi un sacco di cose Kozelek, da Leonard Cohen a Neil Young: ma forse la sua forza è nel suo stile.

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TRACK LIST:

Carissa
I Can’t Live Without My Mother’s Love
Truck Driver
Dogs
Pray For Newtown
Jim Wise
I Love My Dad
I Watched The Film The Song Remains The Same
Richard Ramirez Died Today Of Natural Causes
Micheline
Ben’s My Friend

BONUS DISC:
Micheline (Live in Aveiro)
Richard Ramirez (Live in Goteborg)
I Love You Dad (Live in Copenhagen)
I Can’t Live Without My Mother’s Love (Live in London)
Truck Driver (Live in Leamington Spa)

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