Telas | Il nuovo album di Nicolas Jaar

a cura di Natan Salvemini

Dove sta scritto che quantità e qualità non possono coesistere? Quando esattamente è accaduto che abbiamo iniziato a credere ciò? L’esperienza di questo mondo frenetico ci dice proprio questo e ce lo dice tutti i giorni. Siamo rimasti talmente tanto delusi e scottati da questa cosa dell’industrializzazione e della riproduzione in serie, rapida e massiva che nell’ultimo periodo siamo tutti (ma proprio tutti ne sono sicuro) alla disperata ricerca di un’oasi felice artigianale e di produzione slow in cui rifugiarci. Più si va lentamente e stando attenti a prendersi il proprio tempo meglio si fanno le cose, meglio le cose riescono. È indubbio che sia così.

Nicolas Jaar è un iperattivo. Di quelli però che quando decide di lavorare a un nuovo progetto si isola in un luogo remoto del pianeta, lontano da tutto e tutti, portando quindi a livelli inumani la propria produttività. Uscito già a marzo di quest’anno con un album a dir poco meraviglioso come Cenizas la drammatica, particolarissima e al tempo stesso terribile situazione che stiamo vivendo gli ha permesso di portare alla luce una nuova importante opera d’arte, ancor più concettuale: Telas.

Telahora, la prima traccia, già lunghissima, era uscita in maggio e mi aveva letteralmente incantato. Scoprire poi che si tratta di parte di una suite, di un vero e proprio concept album, composto in totale di quattro tracce, è da pelle d’oca. Telencima, la track successiva, è la quiete dopo la tempesta. Mentre Telahumo e Telallás sono la conferma eclettica dello spessore evidente di questo lavoro inatteso. La meticolosità del suo metodo incanta, così come l’infinitesimale mole di sfumature presenti in tutto il disco. Un tripudio di suoni tanto sfuggenti quanto a tratti violenti, che si possono praticamente guardare e toccare. Una specie di meraviglioso e piccolo universo indipendente, che vive di una vita propria, al di là e ben oltre la presenza di autore e fruitore.

È possibile sfornare due capolavori (sì sì l’ho detto, ho usato questo termine; se vi vengono in mente sinonimi per descrivere il caso in questione fatemelo sapere, anche per iscritto se necessario) nell’arco dello stesso anno e a distanza di pochi mesi? Be’ se si sta parlando di Nicolas Jaar non è solo possibile, ma diventa una piacevole ricorrenza a cui l’autore, quasi senza volerlo, tanto è delicata, reale e sincera la sua produzione, ci sta abituando.

 

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