The Subterranean tapes: Aprile 2016 [Elettronica]

La miglior cosa sarebbe scrivere gli avvenimenti giorno per giorno. Tenere un diario per vederci chiaro. Non lasciar sfuggire le sfumature, i piccoli fatti anche se non sembrano avere alcuna importanza, e soprattutto classificarli. Bisogna dire come io vedo questa tavola, la via, le persone, il mio pacchetto di tabacco, poiché è questo che è cambiato. Occorre determinare esattamente l’estensione e la natura di questo cambiamento.

(J.P. Sartre, La nausea)

Un’edizione speciale per questo aprile, Subterranean Tapes si sdoppia, per seguire il movimento e la nuova elettronica.

La prima parte dei Subterranean Tapes di aprile la trovi qui.

SEQUOYAH TIGER, Ta-Ta-Ta-Time Ep, Morr Music

1 aprile

Mai come adesso la musica elettronica è arrivata al punto in cui lo strumento diventa muscolo e ossa dell’intera struttura sonora, assorbendo completamente il ruolo di protagonista, è questo il caso il synth della producer Leila Gharib aka Sequoyah Tiger al debutto con l’EP Ta-Ta-Ta-Time. La si intravede immediatamente questa sua capacità di fare propria questa materia in esplosione e già in The Fire D Vampa, che apre l’EP, si intravedono le linee di contorno dello stile che si confermerà anche nei brani successivi, oltre a essere fra i migliori pezzi del genere usciti quest’anno. Giocando sulle ripetizioni, di ritmi e parole, Sequoyah arriva alla quadratura del cerchio, senza mai per questo arrivare a semplificare una creatura nata nel lo-fi e cresciuta a shoegaze e reverb ossessivi.
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ANUDO, Zeen, MArte label

4 aprile

Nel loro primo album gli Anudo confermano una teorema piuttosto evidente, l’elettronica sta diventando un punto di convergenza, in cui le esperienze si fluidificano per costituirsi in un’unica grande dimensione indipendente. Che sia uno fra i generi che più si sta espandendo e nobilizzando lo dimostrano le continue innovazioni e la rapidità con cui si emerge e si scompare, che questo fenomeno si stia verificando anche in Italia è, invece, ancora presto per dirlo. Non è un caso, quindi, che Zeen sia un album profondamente estraneo al nostro paese, proprio per quanto dicevamo prima, anche se i confini sono così sottili. Alcuni riferimenti sono percepibili, certe volte i diversi ascolti prendono il sopravvento, ma le parti arrivano a compensarsi, quelle più apparentemente dure (Ken) con quelle di un pop (Nit) che possa suonare più vicino, o provando a mediarle con l’alternative (Fools). Ma rimaniamo all’interno di un ambito che cerca il più possibile di farsi spazio, anche in chi cerca di sottrarsi dal movimento, e in questo gli Anudo, grazie a dei brani di facile comprensione (ma non per questo di meno valore), mettono un punto interessante all’interno del nostro panorama. Si può uscire da Forest sanguinando.
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L I M, Comet EP,La Tempesta International

8 aprile

Gli Iori’s Eyes avevano lasciato una ferita aperta con la loro separazione mai dichiarata, e se ne erano perse quasi del tutto le tracce. L I M nasce da una delle costole del duo milanese, ma per scrivere un’altra storia e Comet è il risultato di riflessioni e intenzioni di non riproporre un passato che se non fosse stato scandagliato in profondità non avrebbe potuto produrre nulla. Non si tratta più di ritracciare una linea già percorsa, né di cancellarla, ma di diramare una direzione personale che racchiuda in sé tutto quello che è stato. Per farlo Sofia Gallotti riscopre le tastiere e i synth dandogli una versione drone mentre la sua voce, che negli Iori’s Eyes non era mai stata quella principale, riconfigura gli spazi che si prende. Il manifesto di questa evoluzione personale si racchiude in Organ, forse la traccia più difficile da comprendere al primo ascolto ma che ne vale molti altri.
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LOGAN TAKAHASHI, NoGeo, Ghostly Records

15 aprile

Organico e minimal NoGeo di Logan Takahashi segna un punto di confronto profondo fra le sonorità dei 90’s giapponesi e i primi anni duemila statunitensi, assimilando trance e ambient insieme, in cui l’unico punto di incrocio sembra essere l’ossessivo beat che percorre tutto l’album. Si tratta di uno suono violentemente ricercato, che non evita i manierismi per raggiungere l’idea che si è prefissato, spingendo più volte verso la possibilità di cessare l’ascolto. Ma è proprio questa duplice e fraintedibile spinta a rendere interessante Takahashi, che parte piano e improvvisamente accellera e si blocca senza più uscirne in Rekr, o nei punti più dolenti di Dizz Reprise. L’arrivo del grande e piccolo imperatore Kazoku Ogawa.

Released tracks: Rekr

NIAGARA, Hyperocean, Monotreme Records

29 aprile

Anche il suono dei Niagara respinge e attrae allo stesso tempo e non si rifà alle percezioni a cui ci abituiamo più facilmente. Hyperocean, il loro terzo album, ruota di nuovo attorno a un concept, com’era stato per Don’t Take It Personally, focalizzandosi questa volta attorno al tema dell’acqua che sarà la costante organica di maggior parte delle tracce. Le influenze di cui questo album si fa carico sono rintracciabili e nemmeno troppo nascoste, e fungono da chiave di lettura per l’enigmaticità di cui il duo torinese carica i propri lavori. Difficile entrare, dicevamo, mentre la bolla d’acqua di Mizu ti circonda, quasi impossibile invece uscirne. Ma quando ti ritrovi ormai disperso Alfa 11 sembra essere quella scialuppa in grado di portarti fuori, che si discosta dall’oscurità degli altri brani, assenza di luce vera e propria del fondo dell’oceano. Un ritorno a galla dal profondo blu.
Released tracks: Hyperocean

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