The Tallest Man On Earth incanta l’Alcatraz di Milano

Da che mondo è mondo The Tallest Man On Earth è sinonimo di one-man-show. C’è anche da dire, però, che dal 2006 (anno di uscita del primo omonimo mini-capolavoro) l’impronta musicale è andata più volte modificandosi. Da allora un EP e tre album senza sbagliare un colpo; un bel fardello da portarsi appresso.

Nel 2015 la virata definitiva: Dark Bird Is Home è un disco con pochi (ma decisi) sguardi al passato e molte (forse anche troppe) novità; ma ciò che colpisce di più è la ricerca di uno stile creativo che guardi oltre la folk ballad tradizionale. Affiora così una densità fatta di archi, fiati, steel guitar, una corposità inattesa che va a farcire la quasi totalità delle tracce. Così il tono ispido del banjo di Honey You Won’t Let Me In si smorza sulle corde di una Gretsch in Singers. Assodata la virata stilistica, rimane interessante verificarne gli effetti sul palco.

Per la prima volta il progetto The Tallest Man On Earth concede un po’ di riflettori alla schiera di polistrumentisti che Matsson è solito trascinarsi al seguito.

Spazio anche per il veterano Phil Cook, che oltre ad aprire il live sfoderando una bella fetta di repertorio si aggrega nel finale per l’encore.

Ben congegnata la scansione delle tracce: applausi scroscianti per la cavalcata solitaria piano e voce in Little Nowhere Towns e per la solita impeccabile Love Is All. Sorprendente apertura sulle note di Bob Dylan con una riuscitissima reinterpretazione di Moonshiner e a metà setlist un’altra splendida sorpresa con la cover di If I Could Only Fly di B. Foley. Nelle viscere della serata si snocciolano perle grezze: in successione The Wild Hunt, Revelation Blues (uno di quei pezzi che live vale almeno il doppio) e la “rivoluzionaria” Criminals. Where Do My Bluebird Fly addolcisce l’atmosfera, King Of Spain l’ultimo impeto prima della struggente e rassegnata Dark Bird Is Home (Matsson esplode nell’esclamazione di rito “You shouldn’t clap your hands, this is about divorce”). Nell’encore un’insolita ma suggestiva rielaborazione di The Dreamer e un’esecuzione in stile gregoriano di Like The Wheel.

Dark Bird Is Home sarà anche capitolato nell’impietoso confronto con i lavori precedenti, ma la trasposizione live è scintillante. 

 

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