TO ROME WITH LOVE – il cinema come marchetta

Peccato che il film più brutto del cine-tour europeo fin qui effettuato da Woody Allen sia quello girato in Italia. Anzi, non chiamatelo film; per rispetto di uno dei più grandi geni della cinematografia moderna evitiamo di considerare To Rome with love un’opera cinematografica…è uno spot, una vera e propria marchetta commissionata dalla Medusa al regista newyorkese. Qualcuno erroneamente l’ha definita una cartolina, ma in quel caso il titolo sarebbe dovuto essere “from Rome with love”, ma a parte la inutile precisazione semantica credo esistano poche cartoline che mostrano marchi pubblicitari in primo piano e quasi ad ogni inquadratura: dopo mezz’ora sembrava di assistere ad una produzione di Aurelio De Laurentiis, il migliore in assoluto a sfruttare la pubblicità al cinema; e sinceramente il cuore ha cominciato a lacrimare pensando che quello a cui si stava assistendo era proprio un obbrobrio firmato Woody Allen.

Le quattro storie che si intrecciano sono sciocche e arraffazzonate da spunti di altre sceneggiature decisamente meglio riuscite del regista: partono all’unisono per poi abbandonare pure il filo temporale che poteva tenerle unite (una si svolge nell’arco di 24 ore, un’altra per 15 giorni, ecc…) e l’assurdo è che l’anomalia in questione è piuttosto evidente visto il rimpallo delle scene, e certo che se in una storia un minuto prima il sole splende come a mezzogiorno e nell’altra un minuto dopo è notte e diluvia qualcosa di strano c’è  (magari fosse finzione cinematografica!?!) dato che si è nella stessa città, Roma. Già Roma, l’unica nota positiva di questo lavoro di Allen è la città eterna: in tal senso la cartolina è evidente perché la meraviglia che viene mostrata è tutta naturale e nulla è merito di regia, fotografia o altra tecnica cinematografica…dalle Terme di Caracalla ai vicoli di Trastevere, da Trinità de’ Monti alla Fontana delle Tartarughe di Piazza Mattei, dall’Ara Pacis a Fontana di Trevi, dal Foro di Traiano a Villa Borghese e Piazza Esedra.

Dispiace per la numerosa manovalanza italiana impiegata nella produzione, dai tecnici agli attori che sicuramente speravano in altro tipo di esperienza e figura quando sono stati chiamati; potranno dire di aver lavorato con Woody Allen, certo, ma meglio vantarsene con chi non avrà visto la pellicola. Anche per questo motivo preferisco non citare nessuno degli sfortunati attori nostrani presenti, e se proprio va segnalato qualcuno per l’interpretazione indichiamo i due attori che forse in futuro potrebbero tornare utili in un film decente di Woody Allen, e cioè Jesse Eisenberg ed Ellen Page. Ne esce sempre e comunque bene anche in una caduta di stile come To Rome with love il Woody Allen attore, doppiato per l’occasione per la prima volta da Leo Gullotta dopo la scomparsa di Oreste Lionello, suo doppiatore italiano storico ed inconfondibile per oltre trent’anni.

Essendo il Cinema anche un’industria con una economia da far girare oltre che la SettimaArte, va sottolineato che riguardo l’aspetto strettamente monetario To Rome with love dopo appena una settimana dall’uscita è riuscito a sbaragliare qualsiasi incasso precedente delle opere di Woody Allen in Italia e punta decisamente a diventare uno dei maggiori blockbuster stagionali del Belpaese; questo sta a significare che la marchetta è andata a buon fine, che gli astuti investitori hanno raggiunto il loro scopo facendo cassa e che, qualora ce ne fosse bisogno, questa è una ulteriore dimostrazione che è evidente che non ci sia alcuna attinenza tra incasso al botteghino e valore qualitativo di un film. Dopo aver visto To Rome with love lo sconforto e la delusione all’uscita dalla sala sono stati attenuati da una certezza rassicurante…Woody Allen fa un film all’anno, difficile cada più in basso di così, ancora qualche mese e potrà cadere nel dimenticatoio questa sua sciagura romana.

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