Tom Waits – Bad as Me

Quando volete salvarvi dai Radiohead mettete un disco dei Rolling Stones: è la dura legge del contrappasso delle emozioni, o ci lasciamo trascinare al fondo delle cose o ci incazziamo di brutto e cambiamo disco. Bad as me è un disco della seconda generazione, un disco per gente arrabbiata, nighthawks e ladruncoli vecchia maniera, è un disco da mettere se non vogliamo affogare nella metafisica dell’io postmoderno, che cita gli Stones in Satisfied, e si avvale della collaborazione di Keith Richards (a parere di Tom una collaborazione piuttosto casuale, roba del genere ”Tom sai che ci starebbe bene la collaborazione di Keith in questo disco?!”, ”ahssì, chiamatelo se vi pare”; neanche il tempo di dirlo che Richards si porta appresso tutta la sua collezione di chitarre; e ne è valsa la pena, basti ascoltare il duetto tra i due in Last Leaf, che ha molto meno degli Stones e molto più del Waits Way of Life).

La voce di Tom è sempre quella finemente roca che si riconoscerebbe dal profondo Texas fino ai monti del Tibet separatista ardente, certo capita anche di tendere leggermente a stonare dopo sette anni di stop violento, basti sentire un po’ meglio Pay me, dove solo per poco Waits non riesce a raggiungere Lou Reed nell’Olimpo degli dei che furono e che oggi steccano. Ma come si fa a non commuoversi in Back in the crowd, o a lasciarsi trascinare da Chicago: qui si respira l’America – maybe things will be better in Chicago – il suo slang, l’arte di essere nigger come la cantava Patti Smith. E poi perle di saggezza sparse tra i testi come “Everybody knows umbrellas will cost more in the rain”. Poi uno si chiede da dove venga fuori uno come Dirty Beaches, ascolta Get Lost e trova subito la risposta: c’è Tom Waits dietro, un intero mondo dove il rockabilly si mescola al genio.

Questa è la parte sbagliata dell’America, emarginata, spiantata, vagabonda, urlante, beat – I had a good home but I left, right, left That big fucking bomb made me deaf, deaf – ma è anche la parte poetica, fibrillante, violenta, di parole maledette, e vita che si respira e scappa via dalla bocca, ”Stavo partendo al mattino con Charles per Las Vegas, e non avevo idea di come tornare indietro, avevo solo poche cose, 200 dollari and my record in a brown paper sacks”. Perciò, se volete salvarvi dalla noia, uscire dalla disperazione, dannarvi in una bettola con una bottiglia a fianco, insomma se volete incazzarvi come ai tempi di Malcom X piuttosto che lasciarvi trascinare sul fondale dei vostri sogni infranti, togliete i Radiohead e mettete un disco di Tom Waits.

Anti, 2011

Tracklist:

  1. Chicago
  2. Raised Right Men
  3. Talking At The Same Time
  4. Get Lost
  5. Face To The Highway
  6. Pay Me
  7. Back In The Crowd
  8. Bad As Me
  9. Kiss Me
  10. Satisfied
  11. Last Leaf
  12. Hell Broke Luce
  13. New Year’s Eve
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