Tu chiamale se vuoi, dimissioni

Josefa Idem, l’oramai ex-Ministro delle Pari opportunità, Politiche giovanili e dello Sport (o, come dir si voglia, tutte quelle materie mai realmente prese in considerazione dalla politica di casa nostra), ha presentato le sue dimissioni ed il Primo Ministro Enrico Letta le ha accettate al volo. Fin qui nessun problema, anzi ben vengano i mea culpa da parte di un esponente di quella categoria di soggetti che almeno nel bel paese si è sempre considerata al di sopra, se non addirittura al di là, del sistema.

Prendere atto di un Ministro che rassegna le dimissioni in seguito a scandali giudiziari e non, è un fenomeno che regala un po’ di respiro, come se fossimo riusciti ad integrarci nel meraviglioso mondo degli stati guidati da esponenti di governo dotati di rigore e correttezza. Si è spesso parlato di ministri esteri dimissionari per fatti di una rilevanza pressoché nulla. Due esempi riferiti al solo anno corrente sono quelli dell’ex-Ministro tedesco Annette Schavan e dell’ex-Ministro britannico Chris Huhne, i quali hanno lasciato l’incarico rispettivamente per aver copiato la tesi di laurea e per aver intestato una multa alla moglie. Potevamo illuderci di pensare “è fatta, ci siamo immessi in una dinamica positiva e neanche ce ne siamo accorti”. Ma non è stato così.

Sarebbe corretto parlare di dimissioni se solo l’atto constasse di una delle caratteristiche distintive delle dimissioni e cioè della volontarietà dell’atto che qui sembra venire a mancare. Questa decisione appare volontaria tanto quanto la decisione di andarsene di casa dopo che i tuoi ti consegnano tra le mani una valigia ed un biglietto del treno. Le considerazioni sulla non volontarietà della decisione sono confermate e rilevabili dalle precedenti dichiarazioni dell’ex-Ministro Idem, che fino a sabato scorso in conferenza stampa riferiva a gran voce le sue scuse e la decisione di riparare celermente all’errore ma di lasciare proprio non se ne parlava. D’altronde voleva essere fedele all’italica tradizione, a quanto pare di sì facile adozione anche da parte dei cittadini naturalizzati, di incollarsi alla poltrona. Ma non l’è stato permesso, perché in fondo, chi è Josefa Idem? Non è sicuramente un nome rilevante della nostra classe politica (il che si nota dal fatto che, in seguito alle dimissioni, su molte testate è stata identificata semplicemente con l’epiteto ex canoista) ma, a mio avviso, un volto nuovo messo a capo di un ministero non propriamente tra i più ambiti, a seguito di un’operazione di “marketing del voto” promossa da casa PD, che cerca di stare sul pezzo ma ci arriva sempre troppo tardi. Infatti, quando in politica si invocavano presenze femminili, i vertici del PD riproponevano uomini, adesso che dal basso si richiede la presenza di giovani, uomini o donne che siano, puntano sul gentil sesso la cui bella giovinezza si fugge tuttavia. Chi vuol esser lieto sia, ma tutto rimane molto discutibile.

Siamo pur sempre in casa PD, eterni sostenitori del meglio tardi che mai. Soltanto adesso che Il Presidente del Consiglio Letta ha accettato le sue dimissioni, Josefa Idem parla della sua personalissima volontà nel lasciare l’incarico ministeriale, salvo poi specificare fosse dipesa dalle aggressive accuse ricevute che le impedivano in questo modo di svolgere il suo lavoro. Tralasciando il fatto che così descritto il caso Idem sembra rientrare nella fattispecie di mobbing, perché purtroppo in Italia non è ancora considerato un reato autonomo nonostante una delibera del lontano 2000 del Consiglio d’Europa, l’episodio e la dichiarazione mantengono comunque dei connotati che non ci permettono di parlare di volontarietà.  Siamo sì in presenza della volontà di dimettersi ma si tratta di un proponimento viziato dalle accuse e dalle pressioni ricevute e che, delineato in questo modo, non si fonda certamente su un libero pensiero del soggetto agente. Ma in fondo non è colpa sua.

Un concetto di legalità che ci investa a tutto tondo non ci appartiene davvero, magari un giorno sarà così ma ora necessitiamo forse di realizzare dei corsi di autocoscienza pubblici, collettivi e a frequenza obbligatoria dove riuscire a prendere atto dei nostri errori ed imparare, finalmente, ad affrontarne le conseguenze.

Exit mobile version