Un libro deve essere una sprangata nei denti

L’installazione dell’artista Stefano Rosa, si propone di aprire varchi che si inerpicano fra letteratura e fluidi, fra il magma delle parole e letteralmente la loro pericolosità, fra lo scrittore e la sua opera.

Scava negli intestini di ogni simbolo messo in mostra, capitanato da una ferita aperta a manifesto, da cui farsi abbracciare pronti a schivare il colpo, ma soprattutto pronti e desiderosi di non farlo davvero.

Il titolo dell’installazione è “Un libro deve frugare nelle ferite, anzi deve provocarne di nuove, un libro deve essere pericoloso”.

Ciò che appare agli occhi sono teche contenenti libri fluidi e filosofie, abbinamenti fortemente iconoclasti uniti a parole assordanti che si vanno a posizionare nella zona danger, nella distopia controllata, nella sovrabbondanza di interpretazioni ed emozioni aperte allo squarcio intellettivo.

Perché l’installazione è soprattutto un tour lucidissimo e cerebrale, dove ogni teca è un tavolo da anatomopatologo dove si compie la dissezione del cadavere ancora pulsante della letteratura e del suo autore, pronto a uscirne fuori, a ferire, a far crollare dentiere tenute al sicuro fra la scatola cranica del pudore e dell’intellettualismo che domina poltrone tenute troppo calde dai culi e poco dall’impeto.

Maneggiare con cura, ci dirà Stefano, ma non fate attenzione è il monito, lasciatevi ferire, è l’unica cosa buona che ci sia.

Note ben poco a margine.

1. Descrizione dell’opera da parte dell’artista Stefano Rosa.

“L’opera “Un libro deve frugare nelle ferite, anzi deve provocarne di nuove, un libro deve essere pericoloso” è una ricerca artistica che porto avanti dal 2006 e che ha preso forma nell’installazione all’interno della collettiva APRI GLI OCCHI e che prossimamente prenderà altre forme.

La titolazione è una citazione da una conversazione che il filosofo Cioran tenne con un giornalista circa la sua visione sulla letteratura contemporanea. Dopo aver selezionato i libri che reputavo idonei per divenire corpus del lavoro, ho pensato fosse necessario sigillarli in giare chiuse ermeticamente, immergendoli in materiali che potessero caricare l’opera di un nuovo significato, leggibile su più livelli interpretativi.

Divisa in quattro trittici la mia ricerca si è orientata prevalentemente in direzione parallela ai miei gusti personali circa gli scrittori, tranne nel caso di MANEGGIARE CON CURA in quanto la scelta è caduta su scritti “pericolosi” per il loro triste risvolto storico. Nel caso della giara di Cioran, il pericolo è di natura concettuale. Unica giara vuota ed autore della titolazione dell’opera.

I quattro trittici:

A volte è la biografia dell’autore a suggerire la scelta degli oggetti, altre volte è lo stesso testo narrativo a condensarsi in un ready-made.
In questo gioco intra-semantico di significati e significanti, ogni giara diviene parte integrante di una curiosa Wunderkammer, composta prevalentemente da idee ossessive, idiosincrasie, paranoie, psicopatologie, fobie e preveggenze, espresse e sublimate attraverso la letteratura contemporanea”.


2. I contenuti delle giare e la loro mappa


SESSO, DROGA E ROCK&ROLL (Miller, Burroughs, Palahniuk)

Prima giara contenente “Opus Pistorum” di Henry Miller, sperma di maiale e peli pubici. “Il sesso è una delle nove ragioni per reincarnarsi, le altre otto sono inutili.” Henry Miller (simbolo riciclare + simbolo femmina)

Seconda giara contenente “Il Pasto Nudo” di William Burroughs, una siringa ipodermica, un laccio emostatico ed un cucchiaino. “Non c’è una sensazione pari alla droga che potresti provare senza di essa.” William Burroughs (simbolo tossico)

Terza giara contenente “Fight Club” di Chuck Palahniuk, sangue e denti umani. “È solo dopo aver perso tutto, che siamo liberi di fare qualsiasi cosa”. Chuck Palahniuk (simbolo silenzio)

MANEGGIARE CON CURA (Unabomber, Hitler, Cioran)

Prima giara contenente “Main Kampf” di Adolf Hitler, insetticida Bayern ed insetti morti. “Se dici una bugia abbastanza grande e la ripeti abbastanza volte, sarà creduta.”
Adolf Hitler (simbolo maschera a gas)

Seconda giara contenente “La società industriale ed il suo futuro” di Theodore Kaczynski, ordigno esplosivo decostruito, una busta, chiodi e bulloni.“Stiamo permettendo a tutti gli Eric Harris, a tutti i ragazzi problematici là fuori, di diventare i prossimi Tim McVeigh.” Theodore Kaczynski (simbolo esplosivo)

Terza giara contenente “Al culmine della disperazione” di Emil Cioran, 4 litri di vuoto esistenziale. “Utopia, ricordiamocelo, significa da nessuna parte” Emil Cioran (simbolo corrosivo)


PSYCODROMO (Bunker, Ballard, Bukowski)

Prima giara contenente “Compagno di sbronze” di Charles Bukowski, birra, vino, whiskey, vodka, LP di Mahler. “Trova ciò che ami e lascia che ti uccida.” Charles Bukowski (simbolo pericolo di morte)

Seconda giara contenente “Mia è la vendetta” di Edward Bunker, manufatto contundente.“Io offro le mie migliori performance in situazioni caotiche. Alcune persone crollano: io funziono meglio” Edward Bunker (simbolo “dietro le sbarre”)

Terza giara contenente “Crash” di James G. Ballard, ritagli di riviste pornografiche e di design automobilistico.“Un gusto diffuso per la pornografia significa che la natura ci sta avvertendo circa una possibile causa di estinzione.” James Ballard (simbolo dummie)

LA DISTOPICA TRINITA’ (Bradbury, Orwell, Huxley)

Prima giara contenente “1984” di George Orwell, fogli con operazione aritmetica 2­­+2=5 ripetuta.“La menzogna diventa verità e passa alla Storia.” George Orwell (simbolo telecamera circuito chiuso)

Seconda giara contenente “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley, psicofarmaci SOMA. Non c’è libertà a questo mondo; solamente gabbie dorate” Aldous Huxley (simbolo doppia elica DNA)

Terza giara contenente “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury parzialmente bruciato e ceneri di libri bruciati. “Ci sono crimini peggiori che bruciare libri, uno di questi è non leggerli.” Ray Bradbury (simbolo infiammabile)


3. Nota: l’installazione si è tenuta all’interno della collettiva “APRI gli OCCHI” curata da Gian Luca Guadagnini presso la Galleria Bazzani a Castel Goffredo (MN), nel mese di Giugno 2016.

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