Una Wunderkammer virtuale contiene tesori inaspettati

Wunderkammer è un termine tedesco, più usato rispetto alle varianti italiane di camera delle meraviglie o gabinetto delle curiosità, che indica un fenomeno proprio del ‘500-‘600, ma che si protrae anche nel corso del ‘700.

A chi non ha mai sentito la parola viene probabilmente in mente la caverna delle meraviglie di Aladin e in effetti si tratta di luoghi nei quali venivano attentamente conservati dal proprietario, i più preziosi tesori. Anche se non sempre si trattava di tesori nel senso da noi tradizionalmente inteso.

I Naturalia, consistenti in improbabili animali a due teste, zanne di elefanti o altri cimeli esotici, venivano riposti in vasetti, in cassetti sulle pareti o appesi al soffitto di queste misteriose stanze. Gli oggetti, consistenti anche in preziosi reperti (artificialia) costruiti dall’uomo con le tecniche più rare e segrete, erano in generale chiamati mirabilia, in quanto la collezione, una volta mostrata, doveva suscitare la meraviglia e lo stupore dell’ospite, magnificando di conseguenza il padrone di casa.

La wunderkammer trova le proprie radici negli studioli italiani di età umanistica, dove i nobili erano soliti ritirarsi in momenti di studio, meditazione o contemplazione artistica. Da queste stanze private nascono quindi i cabinets of curiosities, luoghi dove le più bizzarre collezioni di oggetti vengono ammassate, collezionate e mostrate, costituendo i principali antenati del museo ottocentesco e moderno.

Personalmente sono sempre stato affascinato dalla dimensione di mistero che circonda questi luoghi, sia per le immagini surreali che suscitano, quanto per le piccole manie personali che portarono gli insigni proprietari a spendere enormi somme di denaro per il piacere di possedere il bizzarro, l’unico, il non convenzionale e a tratti anche il mostruoso.

Wunderkammer di Ferrante Imperato, Napoli

Il fascino del bizzarro mi porta però a parlarvi non di un luogo fisico, bensì di uno virtuale.

Annalisa ha 20 anni e qualcosa e ha un blog nel quale, come in una wunderkammer seicentesca, raccoglie tutte le più curiose mirabilia che sopravvivono al tempo nelle nostre città, in un portone, in un quadro, in un capitello o in una targa: il suo occhio scova e la sua Nikon ritrae.

La bellezza che la interessa è quella più oscura e dimenticata, quella decadente e un po’ kitsch, che della bellezza non rispetta i canoni tradizionali e ci ricorda tempi e personaggi travagliati, artisti ambigui ed eccentrici, cimeli leggendari e simboli occulti.
Le ho fatto qualche domanda per capire cosa significhi essere una collezionista senza una collezione fisica e allo stesso tempo dedicare il proprio tempo alla ricerca di meraviglie più o meno dimenticate. Abbiamo parlato di decadenza del bello (e quindi dell’Italia), di mostri generati da archistar contemporanee e di come un blog di arte tenuto da una bella ragazza sia sempre esteticamente più interessante del blog di arte del vostro prof del liceo.

Ciao Annalisa. Quando nasce il blog? Come hai iniziato?

Rocaille nasce ormai 3 anni fa. Osservavo il mondo virtuale da tempo e seguivo molti blog, mi è sempre piaciuta l’idea di interdisciplinarietà, di condivisione e anche di scoperta casuale. Ho iniziato con tumblr poi ho capito che avevo bisogno di più spazio e così è nato il blog. Non ho creato il blog per caso o perché mi annoiavo, ho voluto creare qualcosa che mancava, che parlasse di tutte le cose che mi interessavano e che non trovavo altrove. Il blog è nato come un bisogno di espressione, per me stessa.

Qual è il concetto dietro al progetto?

Il concetto su cui il blog si basa è la collezione. Lo scopo è mostrare la Bellezza, quella nascosta o dimenticata, rimasta ai margini delle mode correnti. Cerco di raccogliere questi frammenti, almeno virtualmente, collezionarli per strapparli all’oblio e consegnarli alla memoria. Per questo il motto del blog è “La Bellezza si nasconde nell’oscurità”.

Mi sorge spontanea la definizione di wunderkammer virtuale. In che modo però sarebbe, secondo ciò che dici, una camera delle meraviglie kitsch?

Il blog diventa camera delle meraviglie (o wunderkammer) perché è un insieme di cose prima ancora che belle, curiose e bizzarre. Ciò che ci attrae è sempre qualche stonatura nella perfezione perché “le Beau est toujours bizarre”.
E’ kitsch perché il principio che unisce le varie cose non è gerarchico: posso parlare di un grande artista come di un B movie degli anni ’70. Ed è kitsch perché parla di cose kitsch, cose che il buon gusto corrente e comunemente accettato rifiuta, considera ridicole. Io studio il gusto e per avere coscienza del Bello bisogna capire anche il Brutto.

Opera di Tito Corbella

La wunderkammer nasce dal e finisce nel collezionismo, fenomeno interessante perché ognuno ha le proprie piccole manie e spesso le rivelano proprio gli oggetti che colleziona. Ti ritieni una collezionista? Qual è l’oggetto (fisico) più kitsch o decadente che sei fiera di possedere?

Hai detto una parola giusta: mania. Il collezionismo è prima di tutto una mania e gli oggetti di una collezione rivelano tutto del proprietario. Per questo in una collezione ci possono essere anche cose non belle, ma che comunque hanno stimolato la curiosità di quella particolare persona. La cosa più kitsch che ho per ora è la mia collezione di souvenir sacri, madonnine per lo più. Ma non mi ritengo una collezionista, se non di libri.

Giri parecchio alla ricerca di piccoli spunti di “bellezza”, tra città, mostre, chiese, in Italia e non. Quale periodo storico ci ha lasciato più di altri i frutti di quel momento in cui “la bellezza si corrompe e deformandosi crea mostri”? Che è come chiederti quali periodi storici e artistici trovi più interessanti e kitsch.

Tutti i periodi storici hanno lasciato cose degne di essere studiate. Come storica dell’arte cerco di non tralasciare nulla, ma il mio periodo preferito è quello compreso tra la metà dell’ottocento e la metà del novecento. Il dramma dell’uomo moderno e la fine della parabola artistica si consuma in quel periodo. E’ lì che il Bello si è corrotto e ha creato mostri.

Sei di Roma. Quali sono le più segrete mirabilia che hai raccolto nel tuo cabinet of curiosities?

In realtà poche. Purtroppo si finisce sempre per trascurare la città in cui si vive, senza contare che Roma è ricchissima, infinita nel rivelarsi, più di qualsiasi altra città perché di tutte è stata il modello. Amo Roma tutta, da quella antica a quella barocca a quella umbertina. Tra i miei posti preferiti ci sono la casa-museo Mario Praz, Palazzo Barberini, la Cripta dei Cappuccini, Galleria Sciarra, il Quartiere Coppedé, ma anche molte chiese come il Gesù, Santa Maria del Popolo, senza contare le ville e i giardini.

Concretamente e a livello di simboli ed oggetti, quali mostri ha creato la distorsione della bellezza ideale nelle città in cui viviamo?

Di mostri se ne sono creati tanti, troppi. In nome della modernità, della funzionalità e della necessità si sono costruiti abomini ignominiosi. Non voglio fare nomi, ma tutti i lavori delle archistar sono orribili e inutili, non solo non hanno nulla di artistico ma creano buchi nel tessuto urbano. Non c’entrano nulla nel contesto in cui si inseriscono, la gente rimane interdetta e la città non è vissuta ma subita. Cosa gliene frega al cittadino di rispettare la sua città se non la capisce?

Qual è la città più decadente d’Italia?

Mah, l’Italia è tutta in decadenza. Siamo la patria del Bello e poiché siamo troppo abituati a vederlo, non ci rendiamo conto del valore che abbiamo e lo lasciamo corrompere. Roma è decadente perché dietro la sua Magnificenza e Grandezza storica è tutta corrotta; Venezia marcisce sulle sue fondamenta oppresse dal peso dei turisti; Torino è una città reale in cui si vive come in provincia. Pochissimi luoghi hanno avuto veramente la preoccupazione di curare il Bello che preservano, mi vengono in mente i piccoli paesi del centro Italia come la Toscana, l’Umbria, le Marche. Ho creato il blog anche per questo: mostrare la Bellezza che abbiamo.

E la città più kitsch?

Il kitsch è un concetto estetico complesso che implica ingenuità, ignoranza. Non ci sono città kitsch, semmai dettagli kitsch in città.

Quale meta geografica vorresti aggiungere alla tua collezione? Sarebbe interessante aprire le porte a diverse culture e diversi tipi kitsch, come potrebbe essere, mi viene in mente, quello giapponese. Quale cultura tra le non europee ti affascina maggiormente?

In Italia ho ancora molto da vedere: Trieste, Genova, la Sicilia. Vorrei poter vedere quanto più possibile in Italia, ogni luogo ha qualcosa di interessante e unico. Per quanto riguarda il resto del mondo devo dire che sono abbastanza Europa-centrica, ma mi è piaciuto viaggiare in Asia, perché è una realtà completamente opposta a quella occidentale. Quindi sì il Giappone, l’India, la Cina, ma anche il Messico, il Perù. In generale dove ci sono culture antiche c’è sempre qualcosa che mi interessa, sono refrattaria all’ipermoderno.

Se non sbaglio studi moda, o comunque è un mondo che ti interessa, dato che hai anche una rubrica dedicata sul blog. Ogni tanto qualche ragazza commenta una foto di te con un’opera d’arte dicendo che ama il tuo outfit. Come vedi le due cose intersecarsi o influenzarsi a vicenda? Sia a livello di moda che prende simbologie e temi appartenenti all’arte del passato, sia per il concept che sta dietro a Rocaille.

Sì ho studiato moda e mi interessa tutt’oggi. Per moda non intendo solo le sfilate, che comunque seguo, ma soprattutto il cambiamento dei gusti. Quello che io studio nel blog è il Gusto, come disse Susan Sontag “Tutto è una questione di gusto, anche l’Intelligenza. Gusto nelle buone idee”. Mi interessa capire perché una cosa è considerata bella, se c’è un Bello ideale, perché una cosa va di moda e un’altra no, come si sviluppa il gusto di una persona o di un gruppo e quindi la libertà che uno ha o crede di avere nelle scelte estetiche. Poi, certo, tengo molto anche al vestiario perché fa parte della visione del Bello: non si può entrare in un museo o andare in giro per una bella città vestiti male, l’Arte esige rispetto.

Sono molto divertenti anche quelli che ti dicono che sei tu la vera opera d’arte.

Sì è divertente, lo prendo come un complimento. Ma non voglio essere un’opera d’arte.

Annalisa davanti a Casa Campanini, Milano

Quale personaggio più di tutti ti ispira esteticamente? Sospetto la marchesa Casati, ma sentiti libera di sorprendermi. Magari con un nome maschile e uno femminile.

Certamente la Casati, ma ispira chiunque, è talmente famosa ormai che le hanno anche dedicato una mostra! Mi ispirano le persone eccentriche dove l’eccentricità estetica è solo l’ultimo strato di qualcosa di più complesso. Quindi Leonor Fini, Tamara de Lempicka ma anche personaggi meno scenografici come per esempio Vernon Lee, Rachel Bespaloff, Emily Dickinson, Renata Borgatti, Cristina Campo. Stessa cosa per gli uomini: d’Annunzio in primis, ma anche Mario Praz, Aby Warburg, Umberto Eco, Franco Maria Ricci.

La Marchesa Luisa Casati ritratta da Augustus Edwin John, 1919.

Non hai pubblicità sul tuo blog e per lo sfondo, ai banner hai preferito un interessante collage di simboli. I tuoi fan online ti amano e metti molto impegno in ciò che fai. Vedi il progetto come un hobby? Diventerà qualcosa di più un giorno?

Non ho messo né pubblicità né banner sul mio blog più che per etica, per estetica. Li trovo brutti e deturperebbero la grafica del blog. In secondo luogo non credo nel principio pubblicitario che li sottende. Trovo più utile allora parlare direttamente di qualcosa, per questo pubblicizzo solo quello che mi piace, a prescindere se mi paghino o no. Questo perché non vedo il blog come un hobby, un qualcosa di momentaneo su cui speculare. E’ la raccolta dei miei studi che spero un giorno di trasformare in qualcosa di più. Il mio fine è scrivere libri.

Come vedi/senti la situazione dell’arte in Italia? Dall’antico a Cattelan (tra gli artisti contemporanei più pagati al mondo) dalle gallerie d’arte private ai musei pubblici. Cosa va e cosa no?

Si potrebbe parlare per ore di questo. Mi limito a dire che oggi la moda è più importante dell’arte. Arte come Valore supremo non esiste più. Non importa che una cosa sia bella, importa se rientra in determinati gusti proposti da certi gruppi che hanno influenza. Personalmente non seguo il lavoro di Cattelan, la provocazione come azione artistica è una trovata vecchia, risale alle avanguardie e oggi è noiosa. Infatti chi ha studiato un po’ storia dell’arte non ha motivo di sorprendersi. Molto più sorprendente oggi è tornare alla pittura (o scultura) figurativa. Sogno un futuro in cui si torni all’affresco. Basta performance, basta happening, basta installazioni. Il futuro è il passato.

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