“Vote”: Street Art ed impegno civile

Le elezioni presidenziali da poco terminate in Afghanistan, che hanno impegnato la popolazione nella scelta del successore di Hamid Karzai, sono state caratterizzate da una massiccia operazione di esortazione per mezzo della Street Art.

In un paese dove la situazione socio-politica non è delle più semplici, il dato più temuto era quello dell’affluenza alle urne che nel 2009 ha appena sfiorato il 33%. Le premesse per far sì che non succedesse non erano delle migliori considerando che soltanto il 5,5% della popolazione è connessa ad internet e che, in determinati contesti, i classici media rischiano di diventare un vettore unidirezionale nella scelta. Come se non bastasse, ma come era lecito aspettarsi, i netizen hanno più volte diffuso notizie di pressioni esercitate da parte dei talebani. Allo stato delle cose, tre ONG (Organizzazioni Non Governative) hanno messo in atto un  grande progetto teso a convincere e ad informare verso il voto. Il nome dell’iniziativa è “Vote” ed ha previsto la presenza nella città di Kandahar, la seconda più grande dopo Kabul, di 30 giovani artisti che hanno realizzato 33 graffiti in 11 diverse parti della città. L’idea è semplice quanto efficace, non avendo canali o intermediari idonei precostituiti si è fatto breccia creando un nuovo e diretto ponte di comunicazione con la popolazione. La Street Art in quanto tale possiede poi dei vantaggi quali quello di riuscire a veicolare un messaggio diretto e chiaro,  facilmente riconoscibile da tutta la popolazione grazie all’uso di immagini e ed un testo semplice ma d’impatto. Questo mezzo di comunicazione, ed educazione, possiede una connaturale potenza attrattiva e annullando l’autorevolezza autoriale del messaggio lo rende pop, impatta contro un silenzio imposto e crea un meccanismo conoscitivo che non ammette l’omissione giustificata dalla mancata conoscenza. Un’ operazione come quella attuata a Kandahar, così ben articolata e distribuita, porta l’informazione ad un livello nuovo, quello della persuasione.

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La Street Art come mezzo d’informazione socio-politica ha nella storia fortunati e celebri esempi. Ben noto è l’uso che se n’è fatto negli anni ’70 a Berlino come mezzo di denuncia, garantendo alle opere la massima visibilità e sfruttando quello stesso muro oggetto di dure critiche, e  la sua applicazione nei Paesi Baschi contro la sentita “dominazione” spagnola. Mutate poi le condizioni storiche, la Street Art muta linguaggio e  contenuti per arrivare fino ai giorni nostri come una forma d’arte che ha acquisito una propria autorevolezza ed è arrivata ad insediare nientemeno che i white cube, grazie anche ad artisti come Banksy, Obey e Kaws.

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