William Basinski – On Time Out Of Time

Dopo aver lasciato Basinski lo scorso ottobre alle prese con Selva Oscura, frutto di una (non riuscitissima) collaborazione con Lawrence English, lo ritroviamo a distanza di soli pochi mesi con un nuovo lavoro intitolato On Time Out of Time. Il disco si presenta come un concept album di quasi 50 minuti commissionato nel 2017 da Evelina Domnitch e Dmitry Gelfand, duo artistico based in Amsterdam che combinando fisica, chimica e computer science dà vita a installazioni multisensoriali come Orbihedron, da cui è stato ricavato il frame per la copertina.

Dopo una conferenza dei due artisti al CalTech (California Institute of Technology), Basinski è stato presentato a uno degli scienziati dell’osservatorio statunitense LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) che gli ha proposto di lavorare su alcune registrazioni di onde gravitazionali. Il risultato è frutto del suono di fusione di due buchi neri distanti circa 1,3 miliardi di anni e della sapiente manipolazione del sound artist americano che con loop, nastri, droni e riverberi ha saputo trasformare le registrazioni in veri e propri componimenti.

Se l’utilizzo di suoni alieni non era nuovo al mondo dell’arte, si ricordi in proposito Dark Matter di Lustmord, disco uscito nel 2016 e composto a partire da rumori provenienti dallo spazio profondo e attività cosmiche varie, qui Basinski porta l’opera su tutt’altro livello stratificando e distorcendo i suoni originali per dar vita a qualcosa di completamente nuovo.

Affascinato dall’ineffabilità di un mondo così lontano sia dal punto di vista spaziale che temporale (out of time appunto) lo stesso artista in un’intervista rilasciata a Pitchfork afferma:

“It’s a love story between two fucking black holes, creating a rift in space time with more energy than all the stars in the known universe. It’s a romantic love story.”

 

On Time Out Of Time è un’opera ambient concettuale che si rivela solo dopo qualche ascolto e il cui punto di forza è proprio la capacità di evocare quel sentimento e quello stato d’animo di trovarsi (e scontrarsi) nel vuoto. Tutto questo è racchiuso in 7 pezzi, o meglio sette stanze di uno stesso brano (la title track), e una conclusione in pieno stile Basinski dal titolo 4(E+D)4(ER=EPR) che comprime in circa 10 minuti gli highlight dell’album.

Quest’ultimo brano, live recording di due opere di Domnitch e Gelfand (la già citata Orbihedron e ER=EPR) è senza dubbio il più fruibile del disco che nell’insieme riesce a mantenere le promesse e a essere incredibilmente romantico pur conservando la freddezza e il senso di solitudine dei campioni di partenza. A sedici anni di distanza dai Disintegration Loops, che lo hanno fatto conoscere a un pubblico via via più ampio, l’artista texano dimostra ancora una volta di avere quel quid che lo distingue all’interno del panorama ambient sperimentale.

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