Di cosa parliamo quando parliamo di Ypsigrock (o dell’infallibilità della regola dell’acronimo)

Fotografie di Alessia Naccarato

 

Cosa ci porta a scegliere un festival di musica, a preferirlo ai tanti altri che affollano il panorama estivo italiano, ad apporgli addosso il timbro di “irrinunciabile”? Line-up, location, pubblico sono certamente fattori determinanti, ma esistono diversi piccoli particolari e curiosità che possono fare la differenza. E se il segreto di un festival si celasse proprio nel suo nome, quasi come se questo fosse un algoritmo di sicuro successo? Abbiamo provato a trasformare la parola “Ypsigrock” in un acronimo, eccovi il risultato:

 

come Ypsigro. E’ l’antico nome bizantino del comune di Castelbuono, borgo medievale situato nell’area metropolitana palermitana, a quasi 500 metri s.l.m., in una splendida cornice collinare. Da vent’anni ospita un festival di musica che ha fatto molta strada: se durante la prima edizione del 1997 si esibirono quasi esclusivamente delle band isolane, col passar del tempo diversi artisti di respiro internazionale sono transitati per questo luogo all’apparenza così anonimo. Mogwai, Moderat, Belle and Sebastian, per dirne alcuni. Anche la durata è raddoppiata nel corso degli anni: la ventesima edizione si terrà dal 4 al 7 agosto, in un continuo susseguirsi di eventi.

 

P come Parco delle Madonìe. Una delle peculiarità più affascinanti è la possibilità di fare base per tutta la durata all’Ypsicamping , il campeggio del festival, situato proprio nel cuore del Parco, tra i boschi e i prati dei monti che circondano Castelbuono.  Una Woodstock in miniatura che non dorme mai, in una magia frutto di formidabili esibizioni, spettacoli e sperimentazioni di ogni tipo di artista. Natura, divertimento ed atmosfere fuse in un mix che coincide anche con la scelta più economica, in quanto a pernottamento.

 

S come Sicilia. Può sembrare scontato (e magari con una line-up come quella di quest’anno uno quasi se lo dimentica) ma non è superfluo ricordare che ci troviamo su una delle isole più belle al mondo. Lungi da me voler fungere da guida turistica e snocciolare consigli su cosa potreste fare/dove potreste andare, ma non evidenziare perlomeno la breve distanza che separa Castelbuono dalle spiagge di Cefalù o dalla città di Palermo sarebbe passibile di condanna. Che sia uno start da cui partire o un traguardo da raggiungere, partecipare al festival potrebbe rappresentare un segmento importante di un vacanza completa.

 

I come Indie. Se con questo termine intendiamo ciò che si oppone alla cultura mainstream, allora non può esserci palcoscenico più adatto dell’Ypsig, a partire dalla più assoluta intraprendenza della direzione artistica, distintasi nel corso degli anni per il fiuto spesso precursore e per l’originalità nella scelta degli artisti. Sempre rispettando la regola d’oro dell’Ypsi Once: “ Nessun artista potrà mai suonare due volte all’Ypsigrock con lo stesso progetto”, a garanzia di una ferrea volontà di non ripetersi e di rinuncia alle facili  esche acchiappa-pubblico. Tornando al presente, headliners delle tre serate dell’edizione 2016 saranno The Vaccines, Crystal Castles e Daughter, ma come non citare almeno ancora Minor Victories e Savages. Merita inoltre una menzione speciale il contest  “Avanti il prossimo”, riservato ad artisti emergenti – o meglio, come recita il regolamento, a tutti i cittadini dell’Universo che sappiano tenere in mano uno strumento con una certa dignità – ad ulteriore conferma di questo spirito indie.
(Bipolar Sunshine, Chiostro di San Francesco, 2015)

 

G come gente. Intesa come pubblico, un pubblico da festival, particolare. Educato nel corso del tempo a scoprire e ad assaporare il fascino del nuovo, senza il pregiudizio del “non conosco e quindi non mi piace”. Ma gente intesa anche come locali, come chi a Castelbuono ci vive tutto l’anno e che si difende da questa estiva invasione con l’arma dell’ospitalità e dell’accoglienza sorridente. L’hipster e la vecchietta, sarebbe il giusto titolo di una fotografia azzeccata nei suoi contrasti, non fossi così allergico ad uno dei due personaggi (ho sempre voluto molto bene a mia nonna).

(Fat White Family, 2015, Piazza Castello)

 

R come resina. Quella di frassino, con cui si fa la Manna, dolce siciliano prodotto esclusivamente in queste zone, tra Castelbuono e Pollina. Inutile esprimere valutazioni in merito, nomen omen.

 

O come organizzazione. Se è vero che organizzare un festival è come costruire una città da zero in poche settimane, allora l’associazione culturale Glenn Gould, che cura ogni aspetto che ruota intorno all’Ypsigrock dal 2001, pare essere un architetto piuttosto efficiente. Dai servizi connessi all’aspetto artistico e all’ospitalità alla precisione delle informazioni contenute nel sito, con una sezione f.a.q. in grado di anticipare le domande dei più ansiosi e compulsivi (fa sorridere, ma è così): la giostra è decisamente oliata a dovere.

 

C come Castello e Chiostro di San Francesco. Stiamo parlando dei due palchi principali del festival: il primo, per gli eventi serali, situato suggestivamente nella piazza antistante al castello; il secondo,  l’Ypsi & Love Stage, è dedicato invece ai concerti pomeridiani. Da segnalare la presenza di un terzo palco all’interno del camping, il Cuzzocrea Stage.

 

K come K-Way. Friendly tip: nelle ultime edizioni, contro ogni previsione, la pioggia si è ritagliata qualche spazio. Nel dubbio, portarselo.
(Shout Out Louds, 2013, Piazza Castello)

Tirando le somme, la regola dell’acronimo pare in grado di fornire risultati confortanti riguardo il caso in questione. Non vi resta che provare ad applicarla al vostro festival preferito, o a quello che vi tenta ma che ancora non vi ha convinti totalmente, per sciogliere ogni riserva prima di partire.

O se non volete rischiare, venite all’Ypsig.

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