Il fatto però è che lui parla di una sottocultura, e di una sottocultura così coesa (organizzata!) che finisce per riunirsi ogni anno a Maggio a Barcellona per bruciare Vice o chessò io, strombazzare sulle piste ciclabili, e via dicendo: insomma parla di 140.000 hipster dal mondo che usano il Primavera Sound come luogo di ritrovo. Poi dici che Vice non parla per sentito dire, per acchiappare le critiche sotto alle cazzate che scrive, e per tentare tutta la serie di analisi antropologiche sull’uomo medio con gli occhiali-stereotipi fissi e fieri sul naso (un naso all’in su, bada bene). Anzitutto bisognerebbe comprendere come faccia una sottocultura intera a darsi un appuntamento fisso. E con questo non si sta escludendo che al Festival non abbondino hipster che non sanno neanche chi siano gli Animal Collective (macchedico! Nick Cave & The Bad Seeds!), ma tanto c’è il palco Pitchfork che è una garanzia e alla fine se mi metto lì sotto devo trovarlo per forza piacevole altrimenti non sono abbastanza ganzo. Vieni a me Kurt Vile! Ovvero: l’hipster al Primavera è come Vice che tenta l’analisi di certi Festival di musica. Non ne sa un cazzo fondamentalmente, ma vuole parlarne lo stesso perchè fa tendenza. L’ha capito perchè è paraculo per antonomasia, ma deve ricamarci sopra una lunga dissertazione di genere che non porta a niente, se non ad acchiappare visite. Immagino a tempi brevi di trovare su Vice i seguenti pezzi d’intrattenimento: a) Perchè Fiona Apple fa titoli così lunghi per i suoi album: deve essere la nuova sottocultura di postmoderni logorroici?; b) Perchè Pitchfork ha dato 8.1 ai Local Natives: ovvero, giustamente noi il disco non l’abbiamo sentito, ma che cazzo si meritava davvero 8.1?; c) Perchè i Tame Impala, che sono un’accozzaglia di vecchi sound del passato, vanno al Primavera Sound?ma allora è vero che è un festival per hipster nostalgici che coltivano l’hobby del vintage? – e dunque, d) I Tame Impala sono il gruppo preferito dagli hipster?
Devo fare una premessa: e so bene che le premesse non vanno alla fine, ma tant’è. L’hipster usa gli oggetti, li sfrutta, per sembrare hipster; usa la musica, la sfrutta, per sembrare hipster (e la condivide); usa i giornali, li sfrutta, per garantire il suo diritto quotidiano all’essere hipster. Io che sono della vecchia scuola del non usare le cose, ma ricavarne semplicemente inutili piaceri, sto sbagliando tutto.