Lettura di un’onda | Salone del Libro di Torino

Tra sorrisi e bottiglie stappate, si è conclusa la trentesima edizione del Salone del Libro di Torino che sarà certamente ricordata per i suoi record di visite (165.746 per l’esattezza) e per l’atmosfera elettrizzante. Durante le cinque giornate di fiera, l’entusiasmo si è diffuso a macchia d’olio contagiando tutti (pubblico, espositori e organizzatori) all’interno del Lingotto e per le vie della città. A differenza degli anni precedenti, la rassegna ha letteralmente invaso molti luoghi che gli stessi torinesi avevano dimenticato o di cui non conoscevano l’esistenza, come lo Spazio MRF a Mirafiori, ieri capannone della Fiat oggi luogo di aggregazione per eventi o l’Ex Incet in Barriera di Milano, ieri fabbrica di cavi elettrici oggi centro per l’innovazione culturale e digitale.

Quando dieci mesi fa Nicola Lagioia (Premio Strega 2015 con La ferocia edito per Einaudi) prese le redini del Salone del Libro come direttore, il clima era completamente diverso da quello che adesso si respira a giochi fatti. Lo sconforto e l’euforia si sono alternate per molto tempo prima di comprendere da quale parte avrebbe girato la ruota. Qualche quotidiano ha, infatti, parlato di “miracolo laico” e di “impegno collettivo” per definire il successo ottenuto dagli organizzatori e dagli enti coinvolti. Dopo trent’anni di attività, la fiera è un simbolo da difendere con le unghie e con i denti ed è diventata un motivo di vanto non solo per la città, ma anche per l’Italia. E così, mentre sono già state comunicate le date dell’edizione 2018 del Salone del Libro che si terrà dal 10 al 14 maggio, Torino festeggia la rinascita dell’editoria, un’attività che oggi più che in altre epoche storiche è fatta di sogni e di sudore.

I lettori attraversano il confine del #SalTo30! Si inizia 🎉🎉🎉

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Chi ha meno di trent’anni – soprattutto i torinesi, ma non solo – è cresciuto insieme al Salone del Libro che rappresenta una tappa fissa della primavera, sia per le generazioni più giovani che adorano perdersi tra pile di libri profumati e prendere parte ai laboratori sia per gli adulti, felici di ritrovare ogni anno lo stesso vortice di umanità e pagine da sfogliare. A causa dell’assenza dei grandi colossi editoriali come Mondadori-Rizzoli e il Gruppo GeMS che hanno preferito partecipare alla neonata rassegna milanese promossa dall’AIE, Tempo di Libri, la sorpresa di quest’anno sono state le piccole e medie case editrici indipendenti, realtà capaci di attrarre il pubblico grazie soprattutto alla freschezza dei contenuti proposti e alla vivacità delle loro iniziative. L’occasione perfetta per ricordare l’importanza di questi piccoli mondi per molti territori.

Il tema affrontato durante questa edizione è racchiuso in “Oltre il confine”, il manifesto realizzato dal fumettista Gipi. Parlare di frontiere e di diversità è un atto dovuto o meglio una necessità per provare a ipotizzare quali saranno gli scenari a cui assisteremo in futuro. Ci saranno ancora mari da attraversare, muri da abbattere e posti di blocco dove fermarsi o i giochi politici apriranno nuove questioni e problematiche? Il confronto parte dalle domande e come da tradizione il Salone del Libro cerca di dare delle risposte al pubblico accogliendo grandi nomi della letteratura. Tra i tanti ospiti stranieri che hanno partecipato al dibattito ci sono stati Daniel Pennac, Amitav Ghosh, Claudia Rankine, Jan Brokken, Hanif Kureishi, Luis Sepùlveda, Alicia Giménez-Bartlet, Richard Ford, Annie Ernaux, Jonathan Lethem, Evgeny Morozov e Cees Nooteboom. Molti anche gli intellettuali, gli scrittori e le firme del giornalismo italiano come Massimo Cacciari, Vittorio Sgarbi, Philippe Daverio, Gianrico Carofiglio, Salvatore Settis, Gustavo Zagrebelsky, Stefano Benni, Mauro Corona, Roberto Saviano, Dacia Maraini, Ferruccio De Bortoli, Maurizio Molinari, Domenico Quirico e Marco Damilano.

Impossibile partecipare a tutti gli eventi in programma, sarebbe stato utile avere il dono dell’ubiquità o una serie di cloni da mandare in sale e luoghi diversi. Tra gli incontri più interessanti ricordiamo quello nell’Aula Magna del Campus Einaudi con Amitav Ghosh, uno dei più importanti scrittori indiani che da poco ha pubblicato in Italia per Neri Pozza il suo libro La grande cecità. Insieme a Roberto Beneduce, Carmen Concilio e Daniela Fargione, Amitav Ghosh ha parlato di giustizia ambientale, crisi migratorie e del rapporto tra uomo e natura, ma anche del ruolo svolto dalla letteratura, di climate fiction, di lavoro e disoccupazione. Poi Evgeny Morozov che ha discusso di libertà digitali insieme a Christian Raimo, mentre in una Sala 500 gremita Francesco Piccolo e Sandro Veronesi analizzavano due maestri della letteratura americana: Philip Roth e David Foster Wallace.

C’è spazio per dibattere anche di musica con il critico inglese Simon Reynolds che in Retromania  (edito per Minimum Fax) racconta la nostra ossessione per il passato o per ascoltare le storie sincere e autentiche della scrittrice francese Annie Ernaux. E ancora gli appuntamenti di Salone Off: Emidio Clementi Corrado Nuccini con T.S. Eliot allo Spazio 211 o Alessandro Baricco e Francesco Bianconi sulle pagine di Furore di John Steinbeck allo Spazio MRF, ma anche le letture tratte da Roberto Bolaño al Cineporto e l’omaggio musicale dedicato ai 50 anni dell’ album Velvet Underground & Nico all’Ex Incet. E l’elenco potrebbe andare avanti ancora a lungo.

Il Salone del Libro è soprattutto una vetrina importante per gli editori (piccoli o grandi che siano) che hanno la possibilità di dialogare direttamente con i lettori, di promuovere e anticipare le loro novità. Si tratta di un mezzo per creare legami reali, non mediati da uno schermo o da un ordine online. Un luogo importante dove stringere collaborazioni, ma soprattutto un ambiente che, nonostante il caos, è in grado di favorire il dialogo. Il Salone del Libro è anche lunghe file ovunque, il caldo, le gambe molli, qualche spintone, ma anche le pacche sulle spalle e molti sorrisi. Tornare alla quotidianità dopo cinque giorni frenetici ed emozionanti, fatti di corse e di storie pare quasi irreale.

Esiste un posto che mi piace, si chiama mondo! #SalTo 30

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Durante la conferenza di chiusura il direttore Nicola Lagioia esprime tutta la sua soddisfazione per la riuscita della manifestazione e si toglie anche qualche sassolino:

Io credo che al Salone, e a Torino, in questi cinque giorni, e in queste cinque notti, sia accaduto qualcosa di molto più grosso, e di più profondo. Il Godot che per tanti anni avevamo aspettato che comparisse sulla scena, si è finalmente mostrato. È successo qualcosa che riguarda l’idea di comunità, l’idea del ritrovarsi insieme, l’idea di partecipare in maniera finalmente sensata, umana, viva, fraterna, alla vita pubblica di questo paese, l’idea di tornare a fare davvero esperienza attraverso la cultura e i libri, l’idea di poter vivere insieme in modo solidale, pacifico ed emotivamente profondo, l’idea di dare a centinaia di grandi autori ed editori provenienti da ogni angolo del mondo la prova che in Italia succedono cose che possono diventare un modello per l’estero, non è vero sempre e soltanto il contrario. Questo è successo nell’imprevedibile radioso maggio del 2017, qui a Torino.

Per una volta proviamo a non stupirci di quello che è successo, ogni tanto la ruota gira nel verso giusto, basta volerlo.

La gallery è a cura di Ilaria Del Boca

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