Come Facebook ha cambiato il consumo nei contenuti dei giornali

Un’interessante analisi sul New York Times fa luce sul cambiamento che ha messo in moto Facebook nel rapporto che i lettori stanno avendo oggi con i contenuti dei giornali. “La maggior parte dei lettori non arrivano ai contenuti attraverso le edizioni di stampa di giornali e riviste o le loro home page online, ma attraverso i social media e i motori di ricerca, guidati da un algoritmo, una formula matematica che predice ciò che gli utenti potrebbero voler leggere“, scrive il Times, aggiungendo che Facebook è la maggiore fonte in questo senso con il suo circa 30% nel rimandare ai contenuti online. C’è anche un fattore influenza in tutto ciò: i news feed di Facebook possono aumentare o diminuire le fortune di un sito di notizie, o veicolo di contenuti in rete. Il grande cambiamento che sta avvenendo sotto i nostri occhi è anche quello di premiare il singolo pezzo/articolo a discapito del progetto editoriale. Cory Haik del Washington Post ha detto: “la gente non digita più washingtonpost.com”. Il paradosso che guida i news feed su Facebook fa pensare all’idea di un giornale frankenstein, che si costruisce pezzo per pezzo sotto gli occhi di ogni lettore.

Sulle probabili conseguenze nell’organizzazione dei contenuti online di quello che è un trend che dura da tempo ci sarebbe molto da dire. Ne abbiamo già parlato in un articolo lo scorso anno dal titolo “Sfogliare L’indiependente“, anche se è impensabile oggigiorno l’idea di sfogliare piuttosto che saltare di contenuto in contenuto ibrido. In questi giorni ci è capitato qualcosa di simile, grazie anche al potere di Facebook di convogliare il pubblico verso i contenuti. Un pezzo apparentemente innocuo e dal contenuto leggero ha aperto in realtà un enorme dibattito, e più cresceva la sua diffusione più probabilmente il social aumentava la sua visibilità, in un gioco al rialzo. Nel giro di poche ore la sua diffusione è diventata virale. Non credo che la cosa abbia premiato (o punito) il resto dei nostri contenuti, perché il contenuto oggi vive, cresce e muore da solo nella giungla della rete. È come se esistessero hit e flop che improvvisamente esplodono.

La domanda che mi faccio, a un livello personale, è se sia davvero il pubblico oggi a decidere le proprie hit. Siamo davvero noi a creare il giornale frankenstein del futuro, o questa serie di notizie ci vengono suggerite in base a una serie di casualità? Sarebbe bello rispondere alla domanda con la prima ipotesi, ma al momento non ho prove che sia così.

 

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