Perché siamo felici che i racconti di Elvis Malaj siano nella dozzina del Premio Strega

Elvis Malaj è nato nel 1990 in Albania. Vive in Italia da quando a quindici anni si è trasferito qui, nel “nostro” paese, con la famiglia. Adesso vive a Belluno, dove lavora e scrive. Dal tuo terrazzo si vede casa mia è la sua prima raccolta di racconti: dodici racconti, tra storie pubblicate in precedenti occasioni e altre inedite, che confluiscono nel volume pubblicato nel 2017 da Racconti Edizioni.

Seppur non originariamente pensate come opera unica, i dodici racconti di Malaj sono collegati da un tema unico che trova radice nell’esperienza personale dell’autore: l’essere straniero in una nazione che non è quella che ti ha messo al mondo. E tutto ciò che ne deriva, nel bene e nel male. I personaggi di Malaj affrontano ciò che nell’immaginario collettivo è ormai l’essere albanese, gli streotipi che sono così facili a crearsi, ma difficilissimi da intaccare e che decennio dopo decennio si affibiano irremovibilmente prima a una popolazione e poi all’altra.

In un territorio in cui tutti a loro modo credono di sapere già chi sei, le individualità di questi racconti affrontano le loro quotidiane dosi di discriminazione. Perché il pregiudizio non richiede necessariamente azioni plateali, spesso si annida in piccoli meccanismi all’apparenza innocui. E c’è chi si fa forza dell’essere albanese, giocando la sua lingua (nel testo mai tradotta) come asso nella manica; chi nell’essere albanese ha trovato una condanna; chi non sa più chi è. In fondo, quanto conta la nazionalità impressa su un documento ufficiale? Chi misura il sentimento di appartenenza e ciò che lo influenza?

È nei piccoli momenti di vita quotidiana che si snocciolano i temi affrontati da Malaj: la ricerca della propria identità, il confronto con il diverso e con una realtà ostile, la costruzione delle relazioni in un mélange di tradizioni e culture. Eppure i racconti de Dal tuo terrazzo si vede casa mia vanno ben oltre le tematiche della discriminazione dello straniero e il suo percorso di inclusione. I personaggi di Malaj prima di essere albanesi, sono esseri umani, e come esseri umani, nel nostro tempo, affrontano ordinarie situazioni di formazione e inadeguatezza.

Courtesy: Racconti Edizioni

 

Troviamo giovani alle prese con la costruzione del proprio futuro, improbabili situazioni lavorative, incroci illuminanti tra perfetti sconosciuti e coppie costrette a soccombere di fronte a una realtà che non dà garanzie e lascia sfiancati. È attraverso piccoli momenti della quotidianità che si apre il ventaglio di umanità di Malaj, in cui non è difficile sentirsi rappresentati aldilà della nazionalità.

Malaj fa respirare la sua esperienza dando voce ad ognuna delle individualità presenti: si prende cura dei personaggi, ma non ha paura di giocare con quest’ultimi né di renderli quasi ridicoli. L’ironia è infatti un elemento pregnante dell’opera. Se da un lato è un’arma irriverente che piega i personaggi a macchiette da barzalletta, incapaci di districarsi tra gli imprevisti della vita, dall’altra diventa uno strumento fondamentale per esorcizzare le difficoltà, tingerle di leggerezza. O quanto meno concedersi una risata amara di fronte l’ineluttabilità della condizione umana.

Trovarsi bene o male in un posto non dipende dal posto, dipende da te. Ovunque vai ti porti sempre dietro qualcosa che alla fine rende ogni posto uguale a un altro. Potrei anche rispondere alla sua domanda, ma non significherebbe nulla. Tradirei semplicemente la mia capacità di trovarmi bene o male in Italia.

Lo stile di Malaj è semplice, giovane e diretto e i suoi racconti scorrono via che è un piacere. Si alternano con ritmo incalzante carrellate frenetiche di botta e risposta, ma anche intensi monologhi interiori. Malaj infatti non trascura l’introspettività, anzi, è proprio visitando le diverse prospettive sulla vita dei personaggi che la narrazione prende forza.

Forse non tutti dei dodici racconti lasciano la sensazione di aver letto qualcosa di definitivamente compiuto, ma la penna di Malaj riesce comunque a toccare più di una volta momenti molto alti. Caso è quello di Morte di un personaggio, da cui l’opera prende il titolo («Abito dall’altra parte della piazzetta, dal tuo terrazzo si vede casa mia») e in cui si manifesta una consapevolezza letteraria non da poco.

Quella di Elvis Malaj è una voce nuova e fresca all’interno del panorama editoriale italiano, che rispolvera e dà lustro a una forma letteraria, come quella del racconto, spesso ingiustamente snobbata. Dal tuo terrazzo si vede casa mia è una raccolta valida e dalla presa attuale ed è un bene che Racconti Edizioni, nel suo percorso ancora giovane ma fortemente indirizzato, abbia deciso di pubblicarla. Fa davvero piacere quindi vedere prodotti nuovi e realtà indipendenti considerati come meritano dalla giuria del premio letterario più importante in Italia. L’opera Dal tuo terrazzo si vede casa mia è stata infatti prima proposta dall’amico della domenica Luca Formenton, poi riconfermata nella dozzina in concorso. Aspettimo il 13 giugno per la cinquina e il 5 luglio per il vincitore finale. Buona fortuna!

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