Ma davvero James Joyce oggi lavorerebbe per Google?

”sono nato per conoscerti / per chiamarti / Libertà”

(Paul Éluard)

Sul Guardian lo scrittore inglese Tom McCarthy propone un’interessante riflessione sulla morte della scrittura oggi, e su come uno scrittore debba ripensare il proprio ruolo, inglobato dal capitalismo corporato e blablabla (il blablabla che potrebbe avere l’effetto di banalizzare il discorso, in realtà è solo un invito alla lettura). Provocatoriamente, a un punto McCarthy scrive: ”Se oggi nel 2015 esistesse un individuo con il genio e la visione di James Joyce, probabilmente lavorerebbe per Google”. Probabilmente esagera, però è divertente lo stesso immaginare Joyce integrato nella società di Mountain View. Che ne sarebbe degli altri?, di scrittori. Oggi, nel rutilante mondo del Ventunesimo, che ne sarebbe di Franz Kafka? Per uno che lavorava in un istituto assicurativo non ci sono grandi differenze tra assicurazioni e motori di ricerca. McCarthy ha descritto come la figura dell’intellettuale oggi sia quella di qualcuno integrato nel sistema. Dagli antropologi viaggiatori con taccuino, ai grandi commissionati. Ma in fondo non è cambiato molto, Hemingway sarebbe lo stesso Hemingway di sempre, e la scrittura non è mai morta.

Parliamo tanto di morte della scrittura, ma non è proprio quella a essere agonizzante: semmai sono le buone idee. Scriviamo e leggiamo di continuo, in questo genere di mondo siamo avvolti nella nuvola fumosa della scrittura continua, qualunque sia l’aggeggio che ci troviamo in mano. Prima camminavamo per le strade leggendo le insegne dei locali, oggi di quel locale prima di entrarci dentro vogliamo sapere e leggere tutto, spulciare recensioni, esser certi che sia un’ottima scelta entrarci. E altrimenti cambiare direzione verso i porti sicuri, quelli che abbiamo già letto, di cui già sappiamo.

Davvero Dostoevskij non avrebbe scritto i suoi romanzi oggi come oggi, preferendo lavorare solo a commissione per qualche giornale russo e poi inglese? Davvero la scrittura agonizza, si ferma in strada come un vecchio cadavere che sa di qualcosa di marcio, e aspetta il funerale e la tomba su cui incidere i nomi dei responsabili: Google, Facebook, Reddit, eccetera?

Fuori di qui c’è solo un colpo di tosse, linguaggio universale che non ha bisogno di variazioni sugli accenti. Il colpo di tosse non cambia, e credo lo stesso valga per la scrittura. Forse proveranno ad ammazzarla, forse proveranno a inglobare lo scrittore, ma alla fine James Joyce continuerà a scrivere I racconti di Dublino anche da un ufficio in qualche angolo della California.

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