Katidis, il saluto romano e gli opinion leader

Una delle maggiori caratteristiche del leader carismatico è quella di riempire di contenuti la propria immagine. Il proprio volto e la propria corporeità devono essere traducibili con delle vertenze che siano popolarmente riconosciute, la sua faccia e le sue gestualità devono diventare sinonimo di un idem sentire generalizzato nel quale gli altri riescano ad immedesimarsi, spesso trasformando il leader in un’icona.

Oggi un giocatore dell’AEK Atene ha festeggiato un gol importante alzando il braccio, lanciando un saluto romano in un paese nel quale i nazionalismi stanno tornando forti, dove le violenze razziste sono diventate frequenti e persino un partito neo-nazista finisce per essere presente in Parlamento. Il giocatore in questione si chiama Georgos Katidis.

E chi è Georgos Katidis se non un leader carismatico? Non è anche per lui che in Grecia si riempiono gli stadi la domenica per guardare una competizione sportiva? I migliaia di spettatori, tra cui chissà quanti ragazzini, non si emozionano nel guardare un goal segnato dal proprio beniamino? E cosa succede se il proprio beniamino fa un gesto di pubblico gradimento, se non addirittura di identificazione, con il nazismo?

In Grecia la situazione è estremamente esplosiva. I neo-nazisti di Alba Dorata entrano nei tribunali durante i processi e si mettono in fondo all’aula. Alti, grossi e caschi alla mano aspettano l’esito del processo. Puntualmente va bene per loro. Come ha riportato oggi Leonardo Bianchi su Valigia Blu, il clima che si respira all’interno dei tribunali è pesante e se addirittura si riesce ad esercitare una forma di minaccia tanto grave nei confronti delle istituzioni, dove andrà la Grecia?

Georgos Katidis si è scusato in tutti i modi, si è parlato addirittura di lacrime di pentimento. Ha anche scritto su Twitter: «non sono un fascista e non lo avrei fatto se avessi saputo cosa significava». Commovente, il problema è che un ragazzo pieno di tatuaggi che a petto nudo lancia un saluto romano è difficile che venga cancellato dalla memoria con un tweet. Il saluto romano in Grecia ora vuol dire continui attacchi agli immigrati, l’identificazione della crisi con il millantato parassitismo dello straniero e violenza nelle strade.

Come riportato da La Stampa lo scorso 18 Gennaio:

“C’è stato un aumento delle aggressioni contro persone che per il colore della pelle sono percepite come immigrati”, si legge in un aggiornamento della pagina di “sicurezza” destinata ai turisti americani in Grecia. Le persone “in pericolo” sono soprattutto quelle di origini africane, asiatiche, ispaniche e mediorientali.

Questo cosa ci dice sul razzismo in Grecia?

La sentenza della Federcalcio Greca – che ha vietato al ventenne di indossare per sempre la maglia della nazionale – basterà a fermare la crescente cultura razzista in Grecia? Mi concedo il lusso di rispondere con un “non credo” e se è vero che la cultura nazional-popolare passa anche per gli stadi, cosa rimane? Katidis che esulta richiamando in causa Hitler o la sanzione della Federcalcio? Chi è l’ “opinion leader” tra i due?

P.S.: A forza di sottovalutare queste cose ci ritroveremo anche noi i fascisti in Parlamento e ci saranno parecchi Katidis nelle strade che parleranno di immigrati come se fossero i principali responsabili della crisi economica. Come dite? Potrebbe essere già così? Scusate, cerco di non vedere troppo nero.

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