Le 5 migliori serie tv andate in onda nel 2014

Lo sappiamo, niente come le serie televisive è in grado di minare la carriera universitaria (ma anche quella scolastica o lavorativa) di un individuo. Questo 2014 è stato un anno di inaspettate conferme, inevitabili delusioni e, soprattutto, di esordi fulminanti. Ecco le 5 serie tv che non ci hanno impedito di prendere 30 agli esami e che ci hanno inevitabilmente privato del sonno:

5. House Of Cards, Stagione 2 (Netflix)

Reduce da ben 9 nomination agli Emmy Award e 3 ai Golden Globe (di cui uno vinto da Robin Wright, in qualità di Miglior Attrice) l’acclamata serie basata sull’omonimo romanzo di Michael Dobbs approda alla seconda stagione: continua l’inesorabile epopea del deputato del Partito Democratico statunitense Frank Underwood, interpretato dal magnetico Kevin Spacey, che sembra calarsi sempre di più nel suo sciagurato personaggio. Il livello qualitativo di regia e sceneggiatura continua a rimanere elevatissimo, inchiodando letteralmente lo spettatore alla poltrona. La scalata continua, un colpo di scena dopo l’altro: come prima, più di prima.

4. The Knick (Cinemax)

In seguito all’improvviso suicidio del suo predecessore, il dottor John Thackery, tossicodipendente compulsivo e fulgido esempio di chirurgo illuminato degli inizi del secolo scorso, diventa primario di chirurgia al Knickerbocker Hospital, ospedale newyorkese (realmente esistito) attivo nel quartiere di Harlem fino al 1979. Un Clive Owen irresistibilmente bipolare interpreta un brillante chirurgo (e cocainomane della prima ora) che vive e opera nella violenta NYC dell’inizio ‘900. Fiotti di sangue e disarmante realismo anatomico fanno da sfondo alle vicissitudini di un personaggio che si pone in modo tale da sembrare di fatto il nonno spirituale del caro vecchio Gregory House. Da guardare rigorosamente a stomaco vuoto.

 

3. Les Revenants (Canal +)

Tratta dall’omonimo film di Robin Campillo, Les Revenants è una serie televisiva francese prodotta da Fabrice Gobert, andata in onda nel 2012. In un paesino alle pendici delle Alpi i morti tornano in vita, non hanno le fattezze ormai inflazionate degli zombie, non vogliono nutrirsi di alcun cervello e, in definitiva, non vogliono far del male a nessuno: vogliono solo capire il motivo per cui sono tornati in vita. Familiare, misteriosa e molto toccante: come la musica dei Mogwai (che compongono una monumentale colonna sonora) e come la scrittura di Emmanuel Carrère (che, insieme allo stesso Gobert, firma molte delle sceneggiature). Sbarcata in Italia solo quest’anno, questa è una di quelle serie tv che, una volta finite, provocano vuoti incolmabili.

 

2. True Detective (HBO)

La serie tv più chiacchierata dell’anno, l’avete vista quasi un anno fa e state ancora cantando il brano di apertura. Nelle lande desolate della Lousiana si dipanano le vite di due detective, dai caratteri diametralmente opposti: Marty Hart (interpretato da un Woody Harrelson che ritorna finalmente ai livelli recitativi di Natural Born Killers) e Rust Cohle (va be’, che è interpretato da Matthew McConaughey, si scrive così, no?, non ve lo dico nemmeno). Dopo un furioso litigio, le vite dei due si riallacciano in seguito alla riapertura di un caso spinoso che li aveva resi famosi sul finire degli anni ’90. La regia di Cary Joji Fukunaga e l’indomita scrittura di Nic Pizzolatto ci regalano un gioiello che, stando alle dichiarazioni della HBO, continuerà ad accompagnarci per gli anni a venire. Peccato per il finale: la classica americanata del cazzo.

1. Fargo (FX)

Il meglio di quest’anno: perché è “tratta da una storia vera”; perché girare una serie televisiva tratta dal primo vero capolavoro dei fratelli Coen è una scommessa che quasi tutti gli showrunner di oggi non si azzarderebbero a fare; perché è una vera propria panacea per gli orfani di Breaking Bad (c’è humor nero a palate, c’è la rocambolesca vicenda di un perdente che si trasforma, suo malgrado, in un assassino e c’è Bob “Saul Goodman” Odenkirk); perché, citando Noah Hawley, lo showrunner: “Non è una serie televisiva. È un film di 10 ore“; perché partendo dal protagonista fino all’ultimo dei personaggi il livello di recitazione è da fare invidia alla serie creata da Vince Gilligan. Non vi basta?

 

 

 

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