Radiohead: il doppio report

22/23 Settembre 2012

Ippodromo delle Capannella, Roma

Cascine, Firenze


Era dal luglio 2008 che i Radiohead mancavano dal nostro paese ed è quasi un anno che i biglietti per le loro date italiane sono stati acquistati da mezzo mondo. Tutto questo, da solo, basta a giustificare l’hype creatosi attorno all’evento. Se poi si aggiunge il fatto che chi scrive vive, da almeno 16 anni, un’intensa storia d’amore con la band di Oxford, si capisce perchè questo doppio live report rischia a tratti di risultare l’ennesima stucchevole dichiarazione d’amore. In cinque ore si possono condensare le emozioni di una vita, si può rimescolarle, renderle vivide, rinnovarle. Lo si può fare quando si è così pazzi da seguire il proprio gruppo preferito due sere di fila in giro per l’Italia, perchè le loro scalette cambiano sempre e si ha voglia di perdersi il meno possibile, anche stavolta.

L’ATTESA

Nei luoghi consacrati all’evento si respira un’aria di attesa profonda, la si respira nella coda fuori ai cancelli dell’ippodromo delle Capannelle di Roma, quando nel primo pomeriggio gli ingressi sono già affollati, ci si arma di pazienza, si consumano sigarette, pasti veloci, birre e chiacchiere occasionali, ci si annoia anche. Ma si sa che di lì a qualche ora, tutti gli sforzi saranno ripagati, non prima però di affrontare qualche ora di compressione in piedi, sotto al palco, per marcare la tanto agognata buona posizione. Ci si distende di più, invece sul bel prato delle Cascine a Firenze, dove un po’ stanco della militanza dura e pura del giorno precedente, decido di darmi una calmate e riscoprire il piacere di qualche birra al parco, prima delle emozioni devastanti.

L’APERTURA

Il palco è di quelli mastodontici, con le luci a farla da padrone, gli schermi orientabili e lunghi pannelli di neon a fare da sfondo. Una continua processione di tecnici si avvicenda per far sì che tutto sia in ordine e a metà pomeriggio è tutto pronto per il set di apertura. Alle 20:15 in punto Roma e Firenze potranno godere del bellissimo spettacolo di Caribou. L’artista canadese ha così la possibilità di far conoscere la propria musica ad un pubblico estremamente vasto e vario eseguendo, in poco più di mezz’ora alcuni estratti dal suo ultimo album Swim” e, nonostante l’incipit risulti un po’ sottotono in entrambe le location (probabilmente a causa dell’utilizzo solo parziale dell’impianto audio), brani come Jamelia ad Odessa finiscono per coinvolgere. Anche chi li ascolta per la prima volta è preso. Un set che mette insieme psichedelia e dance, mescolando fini passaggi ambient con esplosive cavalcate ritmiche. La sempre straordinaria Sun, prolungata fino all’inverosimile, chiude l’apertura tra lo stupore e la soddisfazione generale.

Il cambio palco richiede una mezz’ora piena, l’ansia sale, non se ne può più di attendere.

I CONCERTI

Con una puntualità svizzera alle 21:30 le luci si spengono, il tempo si ferma e resterà completamente fermo per più di due ore. Ed, Colin, Phil, Jonny e Thom salgono sul palco accompagnati da Clive Deamer, batterista dei Portishead prestato alla band inglese già dall’inizio del tour.

Entrambi i  live impressionano già dalle loro aperture, da quando l’esplosione di colori e luci invade i 25 mila spettatori. Se a Roma l’impeccabile Lotus Flower  fa decollare il concerto, con il suo basso incalzante e la doppia batteria a cesellare il ritmo, a Firenza è il visionario viaggio onirico di Bloom ad aprire le danze, con i suoi intarsi chitarristici e la voce flebile di Thom che si perde nell’aria. “The King Of Limbs” e “In Rainbows” presenziano molto in scaletta, ma mai come questa volta non si ha il tempo di pensare a cosa il quintetto di Oxford stia per suonare, quello che cattura veramente l’attenzione è come lo stia per suonare. Ogni brano brilla per interpretazione, e così le set list si trasformano in un concentrato di dub-step, rock’n’roll ed elettronica. Con i riff di chitarra in primo piano ad adagiarsi sui colpi precisissimi dell’esclusiva sessione ritmica si dipanano 15 Step e Weird Fishes. Canzoni giovani, che a risentirle in un’occasione come questa, appaiono già dei classiconi. Thom sul palco si sbatte, interpreta e da’ luogo ad esilaranti e scoordinati balletti. Ed si alterna tra le chitarre ritmiche e i cori, Colin fa sempre il suo impeccabile e preciso lavoro e Jonny, lui lo capisci subito che è un alieno, resta lì un po’ in disparte, ma sempre presente, pronto ad arricchire la tavolozza di sfumature con i suoi intarsi sonori e chitarristici. Se la marcia sincopata di There There fa sgolare tutti nel suo ritornello da cantare come un mantre, l’esplosione di Kid A, con le sue parole biascicate mette in moto i brividi. I nuovi brani si manifestano adatti alla prova live (sono sicuro che molti di quelli che hanno storto il naso ascoltando “The King Of Limbs” si siano ricreduti durante il concerto), il nervoso schitarrare di Morning Mr. Magpie e gli eterei controcanti di Separator scivolano come l’olio, meravigliose anche Staircase e The Daily Mail (simpaticamente dedicata a Berlusconi) Ma è sui ripescaggi dal repertorio passato della band che si hanno i veri sussulti: l’incontenibile schizofrenia di Paranoid Android e il coro all’unisono su Karma Police che avvolge Firenze. L’esplosione di colori di Planet Telex e l’elettronica claustrofobica di The Gloaming, che con le sue luci verde smeraldo immerge tutti in una gabbia da cui difficilmente si vuole uscire. Due set non troppo diversi, anche in termini di intensità, forse un pelino meglio a Roma, ma la qualità resta comunque altissima.

EMOZIONI

Oltre ventimila persone che restano completamente in silenzio quando i primi accordi di chitarra pestano l’aria. Exit Music (For a film) a Roma che ti avvolge come una carezza, ti commuove fino a farti venire gli occhi lucidi, mentre li tieni chiusi per non perderti nemmeno un sussulto.  L’essere come condotti nel fondo del fiume Liffey dallo scorrere profondo e lento di How to disappear completely, l’euforia allucinata di Airbag, la bellezza perfetta di Nude.

I Radiohead sono  uno di quei gruppi che va visto almeno una volta nella vita, perchè tra vent’anni probabilmente ci sarà gente che dirà che avrebbe voluto vederli, un po’ come oggi si rimpiangono i Pink Floyd, i Joy Division o qualunque altra band che non è più possibile ascoltare dal vivo. Una volta qualcuno deve avermi chiesto in che periodo sarei voluto nascere per recuperare qualche live irrecuperabile, beh io ho sempre risposto che sarei voluto nascere esattamente oggi, perchè la contemporaneità, mio malgrado, è un mio vizio e questa band qui, che ad ogni disco è sempre stata capace di reinventarsi, ne è, nel bene e nel male, lo specchio.

Everything in its right place, once again.


Setlist Roma

  1. Lotus Flower
  2. Bloom
  3. 15 Step
  4. Weird Fishes/Arpeggi
  5. Kid A
  6. Morning Mr. Magpie
  7. There There
  8. The Gloaming
  9. Separator
  10. Pyramid Song
  11. Nude
  12. Staircase
  13. I Might Be Wrong
  14. Planet Telex
  15. Feral
  16. Idioteque
    encore #1:
  17. Exit Music (for a film)
  18. House Of Cards
  19. The Daily Mail
  20. Myxomatosis
  21. Paranoid Android
    encore #2:
  22. Give Up The Ghost
  23. Reckoner
  24. Small Axe/Everything In Its Right Place

Setlist Firenze

  1. Bloom
  2. There There
  3. 15 Step
  4. Weird Fishes/Arpeggi
  5. Kid A
  6. Staircase
  7. Morning Mr Magpie
  8. The Gloaming
  9. Separator
  10. You And Whose Army?
  11. Nude
  12. Identikit
  13. Lotus Flower
  14. Karma Police
  15. Feral
  16. Idioteque
    encore #1:
  17. Airbag
  18. How To Disappear Completely
  19. The Daily Mail
  20. Bodysnatchers
  21. Planet Telex
    encore #2:
  22. Give Up The Ghost
  23. Reckoner
  24. The One I Love/Everything In Its Right Place
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