Siria: una situazione difficile da cambiare

Bashar Hafiz al-Assad è stato premiato dal Presidente della Repubblica Italiana con il titolo di “Cavaliere di Gran Croce”, Decorato di Gran Cordone, per iniziativa dello stesso. Questo avveniva l’undici marzo del 2010. Cosa rappresenta questo titolo? Sul sito del Quirinale vi è scritto: “è destinato a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari.”

Ora, al di là di quella che oggi sembra una barzelletta, Assad sarà per sempre ricordato come il mandante della Strage di Houla: questa strage ha contato circa cento vittime di cui molti bambini ed è stato additato il presidente della Siria (Assad appunto) come responsabile del massacro. Perché compiere un massacro? Assad ha dichiarato (dopo oltre una settimana): “Non ci saranno compromessi nella lotta contro il terrorismo e coloro che lo sostengono”. Secondo l’Onu invece (riferisce Limes) “è opera congiunta delle Forze armate di Assad e degli shabiha, milizie al soldo del presidente”.

Il gioco delle parti vuole che Assad indichi come terrorista il ribelle. Dando la colpa all’opposizione si demonizza l’avversario o almeno questo ritengono in molti. Come mai non si parla di isolamento commerciale? O di sanzioni Onu? La strage di Houla – che è quella che mediaticamente ha avuto l’impatto più forte, ma non è l’ultima – non ha suscitato una sufficiente indignazione internazionale? I massacri continuano nella indisturbata Siria senza che l’Onu intervenga. Perché tutto questo?

La risposte sono molteplici, la più pesante probabilmente è quella composta da una sola parola: Russia. Lo stato in questione ha recentemente stretto rapporti economici rilevanti con la Siria e di certo non gli conviene una situazione di “isolazionismo economico” tanto meno un conflitto armato – in Siria vi è anche l’unico avamposto della Marina Russa al di fuori dai confini. Anche Obama ha detto che l’unica cosa che si poteva fare al momento era sanzionare una banca siriana. Poca roba insomma.

La Cina ha condannato duramente il massacro senza nominare colpevoli: se la Cina si esprimesse in maniera dura contro il regime di Assad avrebbe una pesante ricaduta sulla propria politica interna (può un regime condannare un regime di essere un regime?). Anche da quel fronte nulla si muove e sia l’Eurozona quanto gli Usa sembrano avere le mani legate e non hanno alcuna arma per fare pressione.

In merito a questo va però fatta una precisazione: la crisi della Siria va avanti da un anno e ha superato i diecimila morti: all’Eurozona e agli Usa – che ora dicono di avere appunto le mani legate – non ha forse fatto comodo il regime di Assad fino ad ora? Non hanno guardato da un’altra parte per un bel po’? La Siria è alleata di Iran, Russia ed Hezbollah, in buoni rapporti con la Turchia e garante della pace fredda con Israele.

La storia dei ribelli siriani – i terroristi per Assad – sembra ancora lunga. Ora più che mai che sembrano divisi e non hanno una propria roccaforte come poteva essere Bengasi per i ribelli libici. Le cose non cambieranno nei prossimi mesi dato che la politica internazionale dell’Onu (nel bene e nel male) sembra bloccata dai veti di Russia e Cina.

P.S.: come diceva una canzone napoletana degli anni ’90: «l’ONU si sta là, tanto ci sta poc’ a magnà»

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