Top 15 Album Italiani 2016

E così, mentre dicembre continua a scorrere, arriviamo anche al racconto dell’Italia musicale a tappe, in forma di classifica per il 2016 – anno che ha visto esordi di classe e fulminanti esplosioni. Una top 15 dei dischi dell’anno – a cura della redazione de L’indiependente – che è riuscita ad animare anche qualche discussione interna, e per questo si rivela ancora più vera. Ancora una volta, buon ascolto. 

15. EX-OTAGO – MARASSI

Nell’immaginario degli Ex-Otago Genova è lontana dalla poesia dei vicoli che hanno influenzato il cantautorato di Fabrizio De Andrè, ma anche dalle spiagge vicino alla foce di Umberto Bindi e di Bruno Lauzi, così come dai bar di Gino Paoli. A Marassi il mare si guarda dall’alto, sfrecciando tra palazzi tutti uguali costruiti sopra torrenti imprigionati nell’asfalto. Gli Ex-Otago sono rimasti dal 2002 a oggi la realtà musicale che più ha accompagnato tutti quei viaggi in macchina con i finestrini abbassati.


14. TEHO TEARDO & BLIXA BARGELD – NERISSIMO

L’avventura artistica del nostro Teho Teardo col il tedesco Blixa Bargeld continua con questo nuovo capitolo, che segna ancora una volta una collaborazione d’autore. Li tiriamo dentro nella nostra top italiana, anche se si tratta di un album dalla vocazione internazionale, ma è proprio questo a piacerci: quando la musica italiana trapassa i confini, e lo fa cercando di preservare la qualità. Non a caso parliamo di due musicisti come Teardo e Bargeld. Un disco che non può lasciarvi indifferenti.


13. JOLLY MARE – MECHANICS

La terra salentina ci regala progetti interessanti dalla vocazione elettronica, come questo esordio su disco di Jolly Mare. Era un lavoro atteso, si mormorava già il suo nome prima della pubblicazione, e così lo troviamo arrivare ispiratissimo all’appuntamento con Mechanics. Un disco fresco, che conferma come il made in Italy possa oltrepassare la tradizione e mescolarsi nella ricerca di sound. Il talento di questo ingegnere ci ha lasciati incantati, un esordio che ci porta a far viaggiare le orecchie fuori da qui.


12. MOKADELIC – CHRONICLES 

Il nome dei Mokadelic si lega inevitabilmente anche a quello di Gomorra, la serie che ha reso famoso il loro post-rock. Sull’onda del successo per una colonna sonora diventata un must, i Mokadelic hanno rilasciato questo doppio album che ha una doppia ispirazione: una parte che torna alle loro radici post-rock, e l’altra che sperimenta con l’elettronica. Ne esce fuori un disco sperimentale, ma anche una fresca presentazione per una band che era alla ricerca di una piccola consacrazione anche su disco.


11. SOVIET SOVIET – ENDLESS

Negli ultimi anni la musica italiana che sperimenta sound d’importazione si lega alla costa orientale, e in particolare alla città di Pesaro come piccola comunità immaginaria di ricerca. Be Forest e Soviet Soviet sono un nucleo forte di questa sperimentazione dalla vocazione post-punk. Con Endless i Soviet Soviet continuano il capitolo di questa ricerca sonora in Italia, e un’opera di diffusione di un suono che per troppo tempo è rimasto inascoltato nel nostro paese. Per questo continuiamo a premiarli.


10. GIORGIO TUMA – THIS LIFE DENIED ME YOUR LOVE

Una piccola pausa dall’incedere violento del 2016 la prendiamo con questo nuovo lavoro di Giorgio Tuma, arricchito da importanti collaborazioni come quella con Matilde Davoli e Populous. Una voce incantata e un’attitudine folk, un disco che accarezza le orecchie con una ricerca melodica che ci riporta diritti a vecchissime influenze (My Last Tears Will Be A Blue Melody sembra un po’ venuta fuori da Pet Sounds). This Life Denied Me Your Love è l’atmosfera che stavate cercando, premere play è un dovere.


9. CABEKI – NON CE LA FARAI, SONO FEROCI COME BESTIE SELVAGGE

Tra le belle scoperte di quest’anno c’è il progetto strumentale del chitarrista Andrea Faccioli, che qualcuno ricorderà per aver accompagnato formazioni consolidate come Baustelle e Le Luci della Centrale Elettrica. La vocazione polistrumentale del disco, nonché il talento di Cabeki, riescono a far venire fuori un disco di ricerca dall’anima raffinata. Il titolo è una piccola chicca: Non ce la farai, sono feroci come bestie selvagge è un lavoro che ci ha colpito (trovate l’intervista a Cabeki nello spazio Subterranean).


8. AFTERHOURS – FOLFIRI O FOLFOX 

Folfiri o Folfox ha rischiato di passare in sordina, mentre tutti commentavano ancora quanto fosse grave il fatto che Manuel Agnelli finisse a un talent come giudice o quanto questo potesse influire sulla nuova produzione della band. Tuttavia gli Afterhours continuano a suonare come gli Afterhours, riprendendo le tracce impresse nella neve del precedente Padania, ma con una vocazione ancora più interiore, malata e arrabbiata. Spazio alla musica, si potrebbe dire in questo caso.


7. LIM – COMET

Il 2016 in musica made in Italy è anche un anno al femminile, e questo progetto di Sofia Gallotti (Iori’s Eyes) è una delle conferme. Parliamo di un EP in questo caso, che riesce a incastrare suoni e generi e ci regala un bell’esordio come Comet. La vocazione elettronica di LIM a tratti si fa dark, a tratti pop e dream, così il lavoro della Gallotti diventa spiazzante e spettrale. Abbiamo scelto lei per raccontare quello che è stato un anno di progetti femminili interessanti, ma ci sono altri nomi nel panorama (Birthh, Giungla).


6. SPARTITI – AUSTERITÀ

Quando Max Collini e Jukka Reverberi hanno cominciato a girare il paese con Spartiti, Austerità non c’era ancora. Chi aspettava un disco che raccogliesse Offlaga Disco Pax e Giardini di Mirò si dovrà ricredere. Il passato rimane, e ricorre, ma la creatura è ben educata a qualcosa di nuovo, la penna è la stessa, come lo sono gli strumenti e le macchine, la mano in parte no. Austerità diventa un unico grande quadro e in quella tela, bene o male, si rimane intrappolati. Colonna sonora dei nostri tempi.


5. NICCOLÓ FABI – UNA SOMMA DI PICCOLE COSE

In vent’anni di carriera Niccolò Fabi è il cantautore italiano che ci ha maggiormente abituato a riflettere sulla bellezza delle cose semplici, indicandoci scorci da ammirare e spronandoci ad analizzare in profondità i sentimenti umani. Una somma di piccole cose va al di là della bravura e della precisione filologica di Fabi, nove racconti potenti nella loro fragilità e la vita quotidiana che diventa vera protagonista. Le sonorità sfiorano gli arpeggi di cantautori e band folk americane come Bon Iver, Wilco, Iron and Wine o Sufjan Stevens. Letale.


4. AFTER CRASH – #LOSTMEMORIES 

Ve ne avevamo parlato lo scorso inverno su Subterranean degli After Crash, e di questo bel disco #lostmemories, uscito per il Collettivo HMCF. Un lavoro che si attacca subito al cervello quello degli After Crash, aka i due bolognesi Francesco Cassino e Nicola Nesi. Ancora una volta l’elettronica italiana si fa bella, e così si avvera la profezia contenuta nel titolo: perdere la memoria, per perdersi in queste tracce coinvolgenti e melodiche. Li mettiamo al quarto posto, in attesa di un nuovo lavoro che confermi il progetto.


3. SORGE – LA GUERRA DI DOMANI

Anche con i Sorge la verve poetica e la descrizione della realtà di Emidio Clementi è al massimo della creatività, e sembra anzi uscirne fuori esaltata dalla soundtrack elettronica con cui accompagna la sua voce Marco Caldera. Il risultato è un letale mash up che racconta quest’epoca alla perfezione, incastrando versi e colonna sonora, parole e musica. La guerra di domani è un disco impietoso, in cui le parole di Clementi hanno ancora l’aria di essere coltelli che si conficcano eleganti nella schiena.


2. COSMO – L’ULTIMA FESTA

Cosmo è stato capace di riaccendere il dibattito in redazione con questo nuovo disco, L’ultima festa – il lavoro che in questo 2016 lo ha consacrato a un pubblico più ampio, continuando a tracciare il matrimonio felice che in questa stagione sta toccando musica pop e attitudine indie. Con L’ultima festa Marco Jacopo Bianchi (ex Drink To Me) riesce a entrare nelle grazie del mainstream, e lo fa grazie a singoli catchy e radiofonici, senza di perdere di vista quella vocazione elettronica con cui ha esordito.


1. MOTTA – LA FINE DEI VENT’ANNI

Questo Syd Barrett nostrano da copertina ci racconta quel passaggio chiave della vita che è la fine dei vent’anni verso l’epopea dei trenta con un album d’esordio che è riuscito a colpire nel segno. Francesco Motta (già voce dei Criminal Jokers) si avvale di collaborazioni importanti, come Riccardo Sinigallia e Giorgio Canali, e tuttavia mostra una creatività cantautoriale in cui molti sentivano il bisogno di immedesimarsi. La fine dei vent’anni in fondo tocca a tutti.

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