Beppe Grillo è una via di mezzo tra Zeitgeist e gli autoscatti dei bimbominkia

Il movimento cinque stelle ha fatto sicuramente il botto in queste elezioni 2013. Grillo ha saputo incanalare un incredibile vuoto identitario e una retorica che fa leva sull’affascinante quanto insensato “pragmatismo contro l’ideologia”, la rivoluzione “non-ideologica” come egli stesso ha decantato più volte. Non riesco a non vedere in questa espressione il segno della fine del pensiero critico, generato da chi rifiuta “l’ideologia” in nome di retoriche sull’energia pulita, sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e ai quotidiani (questo allarmismo e questa demonizzazione io la devo ancora comprendere)*, sul signoraggio che è chiaramente il problema dei problemi, il complotto dei complotti, figlio di chi ha visto la luce in Zeitgeist, il documentario-egemone che domina sui video di YouTube che dovrebbero spiegarci come funziona il mondo in cinque minuti. Questo è un esempio:

Poster YouTube

Perché la gente ha smesso di leggere cose concrete e si è affidata ai video di questo genere? Non c’è un motivo, è semplicemente successo che ad un certo punto ci si è abbandonati allo schermo. Tanto per voler citare Sartori e far finta di essere un po’ liberali:

Il nuovo sovrano è, invece, il computer […che] ci fa vedere immagini immaginarie. La cosiddetta realtà virtuale è una irrealtà che viene creata sul video e che è realtà soltanto nel video. Il virtuale, le simulazioni allargano a dismisura le possibilità del reale; ma non sono, come tali, realtà

Detto in due parole: il video è cacca, distorsione. La realtà è ben altra cosa e noi ce ne stiamo andando da tutt’altra parte, con gli occhi che strabuzzano di orgasmi schermici, ipnotizzati dalla V della maschera di Guy Fawkes stuprata da qualunque coalizione/movimento/rivista/pubblicità: citare la “congiura delle polveri”, che prima del film non si sapeva manco cosa fosse, fa sempre un po’ cool. I rivoluzionari 2.0 dell’M5S sono pronti a spararci coi loro proiettili digitali foderati di minchiate.

Il target del marketing elettorale di Casaleggio però ha preso di mira anche una sfera identitaria istantanea, “liquida” (fragile insomma), che basa tutta la sua credibilità sulla pubblicazione della propria foto in rete e sul proprio profilo facebook: lo si è capito immediatamente, al primo “autoscatto elettorale-bimbominkia della storia”, un po’ come quando si fotografa il biglietto dei Radiohead e lo si mette su Instagram per dire “ehi io ci vado e sono figo” (il bello è che io l’ho fatto e la foto del biglietto qui sotto è la mia, quindi so benissimo di cosa sto parlando).

Oltre questo tipo di appropriazione, Grillo si è fatto carico anche dell’espropriazione dei simboli di quelli che dovrebbero appartenere alla sinistra da sempre, a partire da Piazza San Giovanni come luogo fisico, fino alla proiezione di immagini e video nella stessa giornata di Vittorio Arrigoni e Pier Paolo Pasolini (sarebbe stato bello non usare le loro immagini, un minimo di rispetto a loro due sarebbe stato sensato) colonizzando persino l’immaginario ideologico (ma non era una rivoluzione “non-ideologica”?). Grazie a Dio, Ingrao è ancora vivo e nelle sue memorie ogni tanto ci ricorda che cos’è la dignità:

Rammento la semplicità con cui Laura mi parlava della militanza femminile nella lotta armata. Sino a episodi incredibili; come quello accaduto alla gappista, Marisa Musu. Fermata dai tedeschi con un carico di bombe sulla bicicletta, alla domanda su che portava, aveva risposto con un sorriso: – Bomben, – e gli sgherri anch’essi sorridendo l’avevano lasciata passare. Quanti anni aveva Marisa: sedici, diciassette?

La nostra intera generazione non vale mezza unghia di Marisa Musu, però dai continuiamo a ripetercelo: mandiamoli a casa!

Il bagno di folla che si è fatto Grillo in Piazza San Giovanni fa parte dello stesso identico entusiasmo che ci fu per “Rai per una notte”: la protesta organizzata da Santoro, applaudita praticamente da chiunque all’epoca vedesse in Michelone un esempio e una guida. Oggi la massa ha rinnegato Santoro (si è “svegliata” come pare vada di moda dire oggi) dopo che ha ospitato Berlusconi, reo di non averlo linciato mediaticamente in mondovisione come il suo pubblico aveva richiesto su twitter, forconi in mano, giudizio in tasca. Succederà lo stesso: l’entusiasmo della composizione elettorale di Grillo si assopirà in un mondo di giovani che si indebita per avere l’I-phone e se avranno la forza di rendersi conto che la loro vita andrà a puttane lo stesso si incazzeranno pure. Chissà chi sarà il prossimo sire/guru per loro, i giovani della rivoluzione “non-ideologica”. Puah.

Altri dubbi sollevati sono relativi alla competenza di chi andrà a mettere le chiappe sui sedili del Parlamento, l’intervista a Federica Daga sull’Huffington Post è ormai una pagina di storia, video compreso, e ci si interroga su quale sarà la sua prima proposta parlamentare. Immaginiamo: «Chiedo che venga abolito il detersivo, usiamo tre limoni non inquinanti per lavare i piatti». E se qualcuno le chiederà dove vanno a finire i lavoratori che fabbricano il detersivo lei risponderà «Non posso mica avere le risposte a tutto. Ve l’ho detto il problema è il sistema». Fricchettoni cresciuti a pane e Robert Baden-Powell e che di politiche ambientali o di lavoro non sa una beneamata ceppa.

Vorrei concludere questa sbobba post-elettorale con un cinguettio di Christian Raimo (il meraviglioso blog dove scrive anche lui si chiama MinimaetMoralia ed è della MinimumFax) che riassume tutto il mio pensiero sui cinque stelle:

Chiedo scusa se ho fatto arrabbiare qualcuno, ma sapete che vi dico? “Vaffanculo” (cit.)

*Immaginate: “Corriere della Sera – powered by Saiwa”, o meglio “PD – powered by Google”, un po’ come le squadre di basket italiane oggi.

La citazione di Sartori è presa dal suo libro “Homo Videns”, Editori Laterza, 2009, pag.12

La citazione di Ingrao è presa dal suo libro “Volevo la luna”, Einaudi, 2007, pag. 138

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