Fenomenologia del Vaffanculo: una passeggiata tra casta, giornali e cittadini

Tra le tante critiche che si possono lanciare a Grillo in questo periodo di management del dolore post-elettorale, una è quella di aver dato alla luce la “Fenomenologia del vaffanculo”.

Per “fenomenologia” Heidegger intendeva il «lasciar vedere in sé stesso ciò che si manifesta»: quello che lascia vedere Grillo è la manifestazione di sé, con la sua barba bianca e i capelli lunghi, che strilla come un ossesso al microfono.  Quello che strilla è solo un semplice mandare al diavolo qualunque istanza venga percepita come istituzionale, facendo leva sui “buoni sentimenti” della società civile che, stremata dalle bollette, non sa con chi prendersela e – non per sua colpa – confonde sviluppo con progresso.

Beppe Grillo, nelle sue apparizioni tra le piazze e i pixel di Youtube, ha sempre indicato come colpevoli i “politici”, la “casta” e sostanzialmente chiunque stesse al potere e su cui era facile scagliare l’ira generalizzata della popolazione stremata dall’austerity. Le domande che sorgono adesso, placati gli animi e lasciati a casa gli applausi, sono “ma a chi si riferisce nello specifico?”, “di chi si sta parlando?”, “chi ha rubato che cosa?”, “per gli interessi di chi o di quale ideologia soggiacente?” De Gregorio accusato di essere stato corrotto per tre milioni di euro è “casta”? No, De Gregorio è De Gregorio. Punto. La Banca Centrale Europea è “casta”? No, è la BCE. Punto.

Un altro attacco, figlio della stessa confusa indignazione,  si sta consumando nei confronti dei “giornali”, intesi come mezzi di informazione “asserviti alla casta”. In altre parole il mezzo stampa – qualunque cosa sia in forma scritta e che percepisca finanziamenti pubblici, da Repubblica a Panorama, da Playboy a Micromega, da Internazionale a Europa – che ha il compito di informare e spesso anche di “orientare”, sarebbe un organo al servizio di una qualche dittatura indefinita.

Se si dovesse perdere l’orientamento culturale a quale bussola bisognerebbe affidarsi? Ai blog della Casaleggio Associati? Precisamente in che misura questi blog differiscono dalla “stampa di regime”? Sul fatto che non percepiscono i “finanziamenti pubblici” (altro demone creato ad arte o istanza di cui discutere seriamente)? C’è in corso un serio ragionamento critico sui finanziamenti pubblici? Se si, qual è? Perché questi mezzi di informazione con il timbro di genuinità e di proprietà della CA dovrebbero essere migliori degli “altri”? Da quale punto di vista interpretano il mondo? Non rispondetevi “da nessuno” perché sapete bene in cuor vostro che è una balla.

Chiariamo bene un punto che in questi giorni mi pare centrale: “la casta” e “i giornali” sono categorie fantasiose generaliste che non hanno alcun riscontro con la realtà concreta; esattamente come non ce l’hanno i “clandestini”, i famosi demoni degli anni ’90 creati da una certa stampa e da una certa fazione politica e grazie alla quale molte persone percepite come illegali stanno pagando un alto prezzo ingiustamente; esattamente come non ce l’hanno i “cittadini”, sulla quale oggi si fa molta retorica e nessuno sa più veramente che vuol dire – anche Berlusconi è un cittadino, anche Bersani, anche Vendola, persino io conservo ancora lo status nonostante il mio non essere d’accordo con l’M5S (a questo proposito vorrei chiedere se anche io valgo uno).

La fenomenologia del Vaffanculo si articola quindi in questi tre momenti: “la casta”, “i giornali” e il vuoto identitario che fa leva sul concetto di “cittadino”. Manca qualcosa? Si, è assente tutto il resto.

L’aspetto veramente centrale nascosto in questa coltre di vaghezza sorretta da queste categorie demagoghe è il propagandato progresso: dov’è il progresso? E cosa intende il movimento pantastellare con esso? Come si rapporta Grillo alle problematiche economiche? Si parla di reddito di cittadinanza come si parla dei marziani quando si fa una gita turistica a Roosevelt: sarà vero o no? Sarà bello o no? Ma vengono in pace o no? Ma chi? Ma sti soldi per il reddito vengono da un’ipotetica patrimoniale o dagli stipendi pubblici? Perché? Per ora nessuno ne ha la più pallida idea, nemmeno i parlamentari dell’M5S – sono parlamentari anche loro adesso eh – ma intanto chi se ne frega: “vaffanculo, noi cerchiamo il parlamento su Google”.

L’indignazione a 5 stelle è: tirare il sasso nell’intento di colpire il cavaliere, ma mancare persino il cavallo e colpire inevitabilmente lo stalliere.

P.S.  A proposito di Rivoluzione Non-Ideologica: «Prima che degenerasse, il fascismo aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia» – Roberta Lombardi, neocapogruppo alla Camera M5S.

 

Exit mobile version