Woody Guthrie nacque a Okemah, in Oklahoma, il 14 luglio 1912 – una giornata rivoluzionaria si impresse così nel suo destino di cantore errante di minoranze e dannati della terra. Nel giorno del suo 113esimo compleanno è riemersa una registrazione inedita del cantautore americano, un pezzo che a distanza di quasi ottanta anni continua a parlare al nostro tempo. Deportee è il primo estratto della raccolta “Woody at Home – Vol. 1 + 2”, in uscita il prossimo 14 agosto per Shamus Records. Woody Guthrie scrisse Deportee nel 1948, in risposta alla copertura mediatica dell’incidente aereo di Los Gatos Canyon in California. L’aereo trasportava 32 persone, non ci furono sopravvissuti, per la maggior parte a bordo c’erano braccianti agricoli messicani e lavoratori migranti di frontiera. Nessuno di loro venne identificato, restarono tutti anonimi, per i giornali e le radio erano solamente deportees.
Woody Guthrie prese la sua chitarra e buttò giù uno dei suoi pezzi di scintillante dissidenza. Ascoltare Deportee dalla sua voce riporta la canzone alla sua natura più intima e politica, all’istante in cui da bruco si è fatta farfalla e ha preso il volo per spargersi nelle sue cento interpretazioni. Negli anni molti musicisti hanno cantato Deportee (Plane Wreck at Los Gatos) – da Pete Seeger ai The Byrds, fino al supergruppo country The Highwaymen, e ancora Bruce Springsteen, Joni Mitchell, Bob Dylan e Joan Baez. Forse perché i tempi non sono cambiati, o non sono cambiati abbastanza, e la storia si ripete coi suoi terrori, il canto d’addio di Woody Guthrie per gli anonimi Juan e Roselita – “Adios mes amigos, Jesus e Maria” – continua a essere canto sommerso di deportati, di quelli che non hanno nome, di quelli che muoiono ammazzati e scompaiono nel ciclo delle notizie.
The sky plane caught fire over Los Gatos Canyon / A fireball of lightning, and shook all our hills / Who are all these friends, all scattered like dry leaves? / The radio says, They are just deportees
Nella canzone riconosciamo la magra modernità del folk, le parole essenziali delle prime canzoni di protesta, l’urgenza di dare voce ai messi al margine. È un canto moderno, che se lo canti in giro non perde il suo dissenso. Per questo un nuovo album di Woody Guthrie è un’occasione per far suonare ancora le sue parole urlate da un angolo di strada.
Il disco raccoglie registrazioni fatte in casa dal cantautore tra il 1951 e il 1952, e viene alla luce per iniziativa della nipote, Anna Canoni. Quando le Woody’s Home Tape riemergeranno per intero potremo ascoltare ventidue canzoni, soprattutto pezzi che Guthrie non ha fatto in tempo a rilasciare in vita. Storie di emarginati, inni contro il fascismo, e cronache di denuncia sociale come la Deportee dell’incidente aereo a Los Gatos Canyon – una storia che forse oggi sarebbe mezza dimenticata se un cronista menestrello folk non l’avesse incisa sopra le corde della sua chitarra.