Solo ai re e ai più coraggiosi guerrieri è concesso il privilegio di attraversare il canale della Manica in questo modo.
La verità quando arriva è una tempesta, il primo romanzo di Flavia Gasperetti in libreria da inizio anno per Bompiani, fa proprio quello che promette nel titolo: ci porta nella tempesta insieme al suo protagonista, alle sue figlie, e alla verità che lo travolge. Ma andiamo con ordine.
I vecchi questo lo sanno e infatti dormono poco. Vi siete mai chiesti perché? Perché a nessuno piace indossare da vivo la propria maschera funeraria.
Ricercatrice in storia contemporanea, traduttrice editoriale e già autrice di racconti e saggi, Flavia Gasperetti scrive di Learco, un archistar-sovrano che regna sul suo lavoro stellare, su quell’universo da rivista patinatissima da lui creato, re indiscusso anche nella sua famiglia. O, meglio, Gasperetti riscrive di Learco che è proprio il Re Lear di shakespeariana memoria, catapultato a sorpresa nella nostra contemporaneità.
Il suo romanzo (che è anche un giallo e sicuramente il racconto di una famiglia disfunzionale), infatti, è un retelling, una riscrittura in cui a farla da padrone è sempre il vecchio Lear, l’ingombrante, lo strabordante, l’eccessivo re della scena ormai anziano, ma sempre dirompente (che viene introdotto così, dal punto di vista della figlia: tollerando suo padre, i suoi istrionismi, la sua voce troppo alta, il troppo vino bevuto – bere lo rende particolarmente verboso, magniloquente e, quel che è peggio, sentimentale. E, ancora, il suo essere si riassume in un disarmante Impossibile rispondere, perché chi è Learco, suo padre?), ora bisognoso di cure dopo il colpo subito dagli attacchi ischemici, tragedia, il re non è più autosufficiente.
Nonostante tutto questo e con l’aggiunta di tutto quello che vi gira intorno, il perno della storia sembrerebbe essere stato e restare sempre lui, Learco.
In particolare non in presenza di suo padre, non voleva assolutamente offrirgli l’ennesima occasione di strizzare l’occhio agli astanti e tutto giulivo spiegare: “Io gliel’avevo detto a mia figlia che stava sposando un coglione.”
Tuttavia, a differenza di Shakespeare (e, possiamo dire, a ragione), in La verità quando arriva è una tempesta, Flavia Gasperetti dà più spazio alle figure femminili mutuate e riadattate dalla tragedia originaria: le due figlie di Learco sono Renata (la mina vagante, la pecora nera, era la Regan del Re Lear) e Gabriella (Goneril, la figlia modello, il bastone della vecchiaia di Learco) mentre la stessa Cordelia shakespeariana, la prediletta, qui abbreviata in Cora per buona parte del romanzo e per diversi motivi, è la seconda moglie di Re Learco e… anche altro. Gasperetti ha il merito di aver approfondito le figure delle due sorelle, regalando al lettore una caratterizzazione speculare che, man mano che si va avanti nella lettura, si tramuta in due forze opposte e ugualmente intense, che fanno da preludio a quello che sarà l’epilogo del vecchio-importante-re della scena loro padre.
È un po’ la specialità di sua sorella, questa: confezionare piccoli, compatti millefoglie di biasimo per poi servirteli espressi in porzione singola.
La verità quando arriva è una tempesta di Flavia Gasperetti non è solo un romanzo-ristruttura della tragedia di Shakespeare, non è solo un giallo o, come dicevamo uno spaccato su una famiglia disfunzionale dotata di un padre troppo ingombrante: è un lavoro studiato e perfettamente riuscito, nel suo insieme, che tiene il lettore incollato dalla prima all’ultima pagina, facendolo perdere insieme a Learco, Renata, Gabriella e Cora in questa tempesta che arriva da lontano, ma che ben si sposa con la vita dei nostri giorni.
C’è stato un momento, dice Learco, in cui era deciso a non tornare più.