L’anno scorso, più o meno in questo periodo, al rientro in Italia dopo alcuni anni di lunghi soggiorni all’estero, ho pensato di raccontare sull’Indiependente alcuni titoli che erano usciti mentre ero via e che mi avevano molto colpito. Tra questi, c’era Tangerinn di Emanuela Anechoum, che mi aveva tenuto compagnia nel mio ritiro annuale sulle spiagge calabre, e La chiave di Berlino di Vincenzo Latronico, che invece mi aveva aiutato a prepararmi alla mia imminente estate berlinese. Sono due libri italiani usciti nel 2024 e che mi piace ricordare, apprestandomi a descrivere uno di quelli che ho trovato più interessanti in questa prima metà del 2025: Wild Swimming di Giorgia Tolfo, uscito per Bompiani qualche mese fa e che merita di ricevere la giusta attenzione, perché secondo me è la vera sorpresa di quest’anno, al pari di Anechoum in precedenza – riguardo Latronico, si è trattato piuttosto di un ritorno molto atteso.
Si tratta già alla prima occhiata di libri molto diversi, ma che escono innanzitutto dallo stesso contesto di letteratura italiana contemporanea transnazionale. Con Anechoum, Tolfo condivide l’appartenenza a una scena londinese di scrittori espatriati, anche lei prodotto della ormai celebre “Little Italy” letteraria che si è riunita intorno a FILL, il Festival of Italian Literature in London, che abbiamo seguito sull’Indiependente fin dai suoi esordi. Anzi, essendo di FILL co-fondatrice e co-direttrice, si può dire che questa scena, Tolfo, abbia contribuito a crearla, anche se solo oggi la rivive dalla prospettiva dell’autore: oltre a dare una visibilità più tangibile all’attività di una mente creativa che è stata molto presente nel dialogo culturale attraverso la Manica, dedicandosi a una miriade di iniziative, ma che resta un defilata nel contesto nazionale, il libro si segnala soprattutto per aver finalmente dato voce all’Italia transnazionale queer, da questo punto di vista recuperando il discorso più o meno da dove l’aveva lasciato Pier Vittorio Tondelli con Camere separate, pubblicato dallo stesso Bompiani nel 1989: una lettura che Tolfo cita nel suo libro e dunque si può considerare un’eredità cercata, perciò vale la pena accostarli almeno dal punto di vista, diciamo, della parentela letteraria. A Latronico, invece, Tolfo è legata dalla natura esplicitamente autofinzionale di Wild Swimming, che si colloca sulla scia dei momenti più interessanti della nostra letteratura più recente, sospesa tra la ricerca della fiction e l’emergere della dimensione memoriale. Anche Latronico ha descritto aspetti di queerness degli italiani all’estero, seppure si sia legato a Berlino piuttosto che a Londra, e che Berlino sia presente nella scrittura di Latronico molto più profondamente di quanto dalla pagina di Tolfo emerga la sua Londra, fatta di passeggiate solitarie e incontri sulle dating app mentre il baricentro della narrazione si mantiene sulla propria individualità: non è una colpa, visto che è da questa vocazione all’autoanalisi che vengono fuori le pagine di più intensa e delicata poesia quotidiana che rappresentano l’aspetto più affascinante della sua scrittura levigata e leggerissima.
L’originalità del volume di Tolfo si rivela, tuttavia, soprattutto nelle modalità in cui allestisce il testo: la confezione esterna, che non è una vera e propria cornice ma piuttosto una struttura narrativa principale intorno a cui si snodano ricordi e riflessioni della protagonista, riguarda l’incontro di Giorgia, che condivide il nome e i dati anagrafici con quelli della scrittrice, con J., un personaggio misterioso incontrato attraverso lo scambio di messaggi su una dating app. Questa situazione piuttosto comune ci introduce a una riflessione sull’amore digitale che pure, devo ammettere, Tolfo riesce a concettualizzare in modo originale. Si tratta di un pretesto narrativo che mette in moto il racconto: un incontro tra due personaggi che potrebbero tranquillamente essere di finzione, che danno vita a una relazione casuale piuttosto non particolarmente inedita e su cui abbiamo poco da investigare. Tra le pagine che descrivono ll’incontro tra Giorgia e J, invece, c’è il cuore del libro: il racconto dell’educazione sentimentale di Giorgia, pagine che invece sono di natura più visibilmente diaristica, in cui si raccontano gli incontri dei dieci anni trascorsi a Bologna prima di intraprendere il viaggio che la ricollocherà a Londra alla ricerca di una dimensione maggiore in cui esplorarsi, avviati dalla decisione maturata con la prima vera importante relazione della sua esperienza omosessuale, e quelli successivi. Le pagine della memoria emergono dal presente narrativo londinese senza strappi, attraverso illuminazioni serendipiche su pensieri, persone, ma anche letture che hanno segnato l’evoluzione della persona dietro il personaggio, che si apre a noi con generosità e sincerità, ponendoci di fronte alla storia di una ragazza della provincia veneta che abbandona il nido per aprirsi progressivamente all’esperienza di un mondo più complesso, che la porta sempre più lontano, mentalmente e fisicamente, da casa.
Si tratta di temi di cui crediamo di aver sentito a sufficienza: quelli che riempiono le pagine della letteratura dell’emigrazione italiana più recente, che segue il fenomeno che chiamiamo (orribilmente) “fuga di cervelli” ormai da decenni, e di cui proprio Tondelli, che insieme a Enrico Palandri, rimasto stabilmente a Londra dal 1980, è uno degli esempi più precoci: entrambi ci hanno introdotto alle tortuosità che si incontrano quando si descrive la scoperta di un sé che impara a riconoscersi in un ambiente culturalmente e linguisticamente diverso da quello in cui si è cresciuti, cercando di trovare una posizione di equilibrio tra autobiografia e invenzione, di fronte alla consapevolezza di far parte di un gruppo molto folto di italiani d’esportazione che si interrogano sugli stessi sentimenti. Non a caso, il primo romanzo di Palandri, Boccalone, pubblicato nel 1977, poco prima di prendere anche lui la strada che da Bologna porta alla capitale inglese, per decenni fregiatasi anche del titolo di settima città italiana per popolazione, è sottotitolato: Storia vera piena di bugie. Uno statuto che non si può non affiancare anche a Camere separate. Invece, quando passiamo dalla quarta di copertina e dalle fascette ci ricordiamo che non è così, anzi, si ribadisce che la galassia della letteratura italiana transnazionale, costruita al nesso tra emigrazione e immigrazione, si arricchisce di ogni sua voce di colori e modi inattesi. E così con Tolfo abbiamo, finalmente, un’educazione sentimentale italiana queer che si esplora tra Bologna e Londra, arricchendo la scena transnazionale di nuove vie da esplorare ormai necessarie, arricchendo ulteriormente il contesto culturale fiorito al riparo da Brexit, che continua a costituire un ponte privilegiato per lo scambio di esperienze tra l’isola e il continente.
A introdurre l’esordio da scrittrice di Tolfo c’è il blurb di Claudia Durastanti, voce imprescindibile di questa scena e di questo tipo di autofiction transnazionale, che annuncia: “Più che un’educazione sentimentale, un’immagine sentimentale” . Già nota come ricercatrice indipendente, collaboratrice per riviste online e traduttrice, più vicina a Livia Franchini che a Olga Campofreda e Viola di Grado, o se vogliamo tenere più ampio lo spettro includendo la gemella Berlino, a Veronica Raimo, mi sembra di poter dire che Tolfo ha conservato la residenza londinese anche nella scrittura: dietro il titolo inglese e la topografia che emerge dall’incipit tuttavia riconosciamo rapidamente un punto di vista tutto italiano, quello della flaneuse che al binario della stazione si guarda intorno, in attesa di una misteriosa persona agganciata su una dating app che porta con sé destinazioni molteplici e lontane. La prospettiva è tutta interna all’ostilità o alla distanza delle relazioni che crescono al riparo dal sole sotto il cielo grigio britannico, o nell’appartamento in cui è segregato chi ha vissuto lontano dalla propria casa la clausura imposta dalla pandemia, rotta solo da occasionali passeggiate solitarie vissute con la voce dei podcast nelle orecchie. Insomma, questa letteratura italiana transazionale ha finalmente trovato la voce che le mancava.
E se ti interessa continuare a seguire questa scena con ulteriori approfondimenti, puoi sempre dare un’occhiata a www.multipleitaly.org, dove si continua a parlare di Wild Swimming in un contesto in cui i racconti dell’emigrazione italiana incontrano quelli dell’immigrazione in Italia.