La protagonista di Atomi di Claudia Petrazzi – nato come webcomic e ora fumetto per Bao Publishing – si chiama come l’autrice, Claudia. Nelle prime pagine si presenta raccontando l’etimologia del suo nome: “Claudia viene dal latino, significa claudicante”, specificando subito che qualsiasi riferimento a disabilità fisiche rimanda invece a una più estesa e figurata natura di “difettosa”. Claudia si sente così: sbagliata, fuori posto, pronta a nascondersi dal mondo sotto il cappuccio della felpa. La promessa per una vita diversa arriva dall’azienda Doppel, la cui pozione è in grado di creare un alter-ego, una versione migliore di sé da sfoggiare all’occorrenza, liberandosi così dalle incombenze di una vita adulta in cui è sempre più difficile incastrarsi.
Le promesse del capitalismo però anche qui vengono smentite e qualcosa va storto. Claudia si sveglia e nello specchio scorge un’altra figura: un pezzo di sé che però non le assomiglia, né nell’aspetto né nel carattere. Claudia prova così a liberarsi per giorni di quel “prodotto fallato”, mentre Atomica inizia a vivere come figura a sé stante, alla ricerca di un’identità propria. Quello che nasce come un rapporto di rifiuto si trasformerà col tempo a qualcosa di profondo, capace di aprire nuove strade per entrambe.
Claudia e Atomica racchiudono entrambe parti dell’altra, e a loro volta sfaccettature della personalità di Petrazzi, che non nasconde l’ispirazione autobiografica della sua opera. Le due protagoniste vengono supportate dalla vampira Ulla, che vive pienamente integrata tra gli umani insieme ad altre creature dell’universo gotico e horror. Petrazzi crea infatti un universo quasi burtoniano, per i riferimenti fantastici ma anche per le sferzate di ironia a sarcasmo che tingono le vicende dei personaggi. La sua è un’ambientazione sicuramente densa di riferimenti, anche per la forma del webcomic con cui questa storia è iniziata.
Le tavole di Atomi sono poi piene di testi di canzoni, che si prendono il loro spazio, diventando emblematiche dei pensieri – anche quelli taciuti – dei personaggi. Verdena, The Smiths e Misfits compongono una vera e propria colonna sonora che è piaciuta tanto a me e che sicuramente piacerà ai lettori e le lettrici di queste pagine.
Claudia e Atomica imparano, specchiandosi, qualcosa di sé e dell’altra. Per Claudia conoscere e riconoscere Atomica vuol dire osservare un pezzo di sé spesso nascosto; per Atomica, che vive di vita nuova, guardare a Claudia vuol dire prendere coscienza di quanto di suo in realtà dipende dall’altra e poco a poco distanziarsene. Atomi riesce quindi a essere un’opera fresca, capace di mescolare molti degli aspetti dolceamari della vita che ci chiede di essere adulti decisi e definiti e allo stesso tempo ci mette i bastoni fra le ruote nel difficile rapporto con noi stessi.
Di tutto questo ho avuto il piacere di parlare direttamente con l’autrice, che ringrazio ancora.

Ciao Claudia e grazie per l’intervista! Atomi è nato come webcomic autoprodotto e ora è un graphic novel pubblicato da Bao. Cosa ti ha spinto a lavorare a questa storia prima a puntate, in maniera indipendente, e come è arrivato poi l’incontro con Bao?
Mi ero innamorata dell’idea del webcomic e quando ho deciso che volevo scrivere una storia non ho avuto dubbi: volevo fare questa esperienza, provare la sfida dell’autoproduzione, cercare un mio pubblico e dialogarci direttamente, sperimentare la libertà produttiva dopo anni di lavoro nell’editoria come illustratrice. L’incontro virtuale con BAO era già avvenuto anni prima perché avevo mandato loro dei proposal non andati a buon fine. Appena finito il webcomic poi mi sono decisa a chiedere loro se erano interessati a un’eventuale pubblicazione.
Come hai vissuto la transizione dal digitale al cartaceo? Ci sono stati cambiamenti significativi nella narrazione o nell’approccio artistico?
La transizione è stata abbastanza soft, da tutti i punti di vista: io avevo già impostato le tavole in doppie (casualmente nel formato che poi BAO mi ha proposto!), perché sapevo già che in ogni caso avrei voluto stamparlo, magari anche per conto mio. Dal punto di vista narrativo ci sono state solo aggiunte, nessun taglio. Il fumetto web aveva un ritmo molto sostenuto e avevo tralasciato di approfondire alcuni dettagli sui personaggi e i loro rapporti, qualche passaggio che, una volta aggiunto, ha dato maggior respiro alla storia, cosa di cui sono molto grata al lavoro fatto con BAO.
L’ambientazione del tuo fumetto è un po’ un misto tra Black Mirror, in cui le soluzioni offerta dalle aziende finiscono male, e i film horror ma dal taglio ironico di Tim Burton – penso alla presenza di vampiri e zombie tra personaggi umani. Come hai costruito il tuo immaginario?
Questo immaginario fa parte di me da molto tempo ed è l’habitat in cui spesso ambiento anche le mie vignette brevi. Mi piace usare il fantasy o l’horror come termine di paragone per la quotidianità, cassa di risonanza per mettere in luce storture e difetti degli esseri umani. Per me è anche un modo di raccontare quello che la mia mente proietta mentre fa esperienza delle cose, una specie di realtà aumentata. E poi mi diverto troppo, vuoi mettere un mondo dove quasi tutto è possibile? Riesco ad avere molte più occasioni di inserire gag divertenti!
La protagonista di Atomi si chiama Claudia come te, mentre il suo alter ego Atomica come il nickname che racconti di avere usato online. Quanto c’è di autobiografico nel tuo racconto?
Anche se non sembra, ci sono molte cose autobiografiche. Magari alcune sono rimescolate o un po’ cambiate, ma gli elementi base sono tratti da cose che mi sono realmente successe. Ad esempio, ho guidato davvero una 127 per un periodo; la casa dove vivo nel fumetto è reale (solo un po’ modificata per scopi narrativi), e quella del fantasma è una storia che i vecchi inquilini mi raccontarono. Anche l’azienda e le sue dinamiche sono ispirate a un posto dove ho lavorato. Oppure alcuni dettagli: la persona a cui mi sono ispirata inizialmente per Albert l’ho incontrata davvero a casa mia, e, per esempio, ho concluso quel periodo (2014-15) con un cane, che è ancora con me!
Le storia di doppi sono spesso storie sull’identità. Un’identità già adulta e da accettare per la protagonista, che all’inizio ci tiene a sottolineare come il suo nome la individui già come claudicante e zoppa, e un’identità appena nata e ancora in divenire di Atomica. A un certo punto quest’ultima si chiede “Secondo te io sono qualcuno?”
Come mai hai deciso di affrontare questi temi?
Ho scelto di affrontare questo tema, che è proprio il nucleo centrale della narrazione, perché in passato ho avuto bisogno di lavorare molto su questo aspetto: l’accettazione di sé, l’imparare ad amarsi e perdonarsi nonostante tutto. È un tema a me molto caro proprio perché mi ci sono scontrata per molto tempo prima di riuscire a sviscerarlo in età più adulta. Per me è molto importante lavorare su emozioni forti e vissute realmente, riesco a dare alla storia quel fuoco che mi serve per portarla avanti.
L’universo di Atomi è impregnato anche di quelli che, immagino, sono anche un po’ i tuoi gusti musicali. Molto vicini ai miei, peraltro. Alla fine del fumetto inserisci anche una vera e propria playlist, ma le canzoni appaiono come una sorta di colonna musicale anche all’interno delle tue tavole. Come hai selezionato i pezzi e quanto è importante anche questo elemento nel tuo racconto? La musica ti influenza nel tuo processo creativo?
Sono contenta che i nostri gusti musicali si somiglino! La selezione dei pezzi avviene in vari modi: alcune canzoni facevano già parte del periodo che racconto; altre le ho ritrovate mentre componevo la storia, e la regola è sempre la stessa: la melodia e le parole devono smuovere qualcosa nella mia pancia, così capisco di essere sulla strada giusta. I testi sono molto importanti, a volte magicamente coincidono con quello che sto raccontando, perché le canzoni hanno questo potere: le frasi super essenziali e spesso molto specifiche sanno parlare di noi in modo accuratissimo. Mentre lavoravo a ogni capitolo mettevo i pezzi che avevo scelto in sottofondo quasi a loop, mi hanno aiutata a dare un ritmo alla storia e il mood giusto per ogni scena.
Hai già qualche altro progetto in cantiere dopo Atomi?
Ho gli spunti per una nuova storia, li sto raccogliendo man mano che mi vengono in mente. In teoria da questo caos dovrebbe venire fuori una trama, almeno con Atomi è successo così!
Come ultima domanda ne ho sempre una di rito: ci consigli qualche altro bel fumetto che senti vicino ad Atomi o che in generale ti senti di consigliare a chi ci legge?
Vi consigli tre fumetti che ho amato molto: Sacred Heart di Liz Suburbia, che mi ha aiutata tantissimo per Atomi; Drinking at the movies di Julia Wertz [di un altro fumetto di Wertz avevamo parlato qui], che è autobiografico e mi ha fatto venire voglia di disegnare le piantine di ogni casa dove ho vissuto; Impenetrabile di Alix Garin, per la potenza con cui racconta una storia personale e molto intima.