Cosa hanno voluto raccontare i fratelli Coen con Inside Llewyn Davis? Sembra più una commedia senza importanza, costellata da una galleria di personaggi assurdi, piuttosto che la storia del Greenwich Village alle porte dell’esplosione della musica folk e di quel talento rivoluzionario che fu Zimmerman, in arte Bob Dylan; un appunto di cinematografia che registra a presa diretta vecchi pezzi della tradizione folk americana. Una lezione di stile, di colori della pellicola, di originalità di sceneggiatura. Ma cosa resta del film e delle sue aspettative? I personaggi sono abbozzati, i Coen non riescono a scendere nelle viscere dei protagonisti: la storia corre in superficie. A proposito di Davis è un raccoglitore di frammenti. Di Llewyn Davis non sapremo niente o quasi, non si capisce se ha talento o è solo sfortunato. Nelle intenzioni dei Coen c’era il racconto di un cantautore che per pura casualità non riesce a raggiungere il successo; ispirato alla figura di Dave Van Rock, di cui ci si ricorda l’arrangiamento di House of the Rising Sun. Ma davvero Van Ronk non emerse per una pura casualità, o c’era un tale Bob Dylan che aveva una marcia in più all’epoca. Con quella voce mai sentita prima, l’urgenza da menestrello. Per Van Ronk non è stata una questione di sfortuna. Inside Dave Van Ronk non ha mai avuto la stessa portata di The Freewheelin’.
Ci si ricorderà del film per qualche battuta, ma anche quelle passeranno via in fretta. Resteranno tanti interrogativi, come quello del perché la storia sia diventata sempre più inconcludente e senza ragioni profonde. Davis va in giro con un gatto randagio, ma sembra quasi non accorgersene, sembra non essere nemmeno consapevole del perché. Tutte le sequenze sono staccate le une dalle altre, i personaggi non si incontrano, non si capisce nemmeno cosa fanno e perché lo fanno. Resta qualche canzone, mandata avanti a memoria, senza un’urgenza. Quando arriva il vero protagonista in scena (ed è un unico frammento della pellicola), sullo sfondo del locale di New York dove ognuno prova ad emergere disperatamente senza riuscirci, ti accorgi della differenza: c’è qualcosa di urgente in quello che ha da raccontare Bob Dylan. Tutto il resto è un riempitivo.
Scusa eh ma se metti pure la copertina del disco non puoi poi scrivere per tutto l’articolo ‘van rock’. E’ van ronk, cristosanto.