Quante volte con i vostri amici, avete litigato con chi vi diceva che sarebbe andato a sentire un concerto di un’artista per voi raccapricciante ma che l’interlocutore definiva “leggero e divertente”? “Non dobbiamo sempre ascoltare musica da virtuosi, ci vado solo per divertirmi!”. Ecco, per porre fine alla disputa, se volete abbastanza bene al vostro amico o alla vostra amica, regalate loro un biglietto per il prossimo concerto di Anderson Paak, sperando torni presto in Italia a trovarci.

Noi siamo stati al suo live al Fabrique e consigliamo a tutti di provare almeno una volta nella vita la Paak-experience. Perché il ragazzo di Oxnard è la perfetta sintesi di divertimento e “competenza”. L’affascinante cantante e musicista californiano, fresco dell’uscita del singolo di lancio del nuovo disco, King James, a solo un anno di distanza dal precedente Oxnard (ve ne avevamo parlato qui), è uno dei migliori performer del momento.

Sorretto dalla grande capacità di tenere su il groove dei suoi The Free National, Paak balla, interagisce sul pubblico e ripercorre la sua carriera musicale breve ma densa. Accontenta tutti, gli amanti del rap puro e i soulman, chi vuole limonare e chi vuole scatenarsi ballando.
La musica vola, non conosce momenti di calo, spinge.
Il vero motivo per cui i live di Anderson Paak sono meravigliosi è sicuramente la gioia e il divertimento che nascono da una perfetta conoscenza della musica. Saltare come un trapezista da un genere all’altro, da un ritmo all’altro, dalla voce alla batteria (verso cui corre ogni volta che può durante lo show).
Un’esplosione di musica e di amore per il ritmo su cui Anderson Paak riesce a danzare con una leggerezza che è raro vedere su un palco.
Il pubblico si diverte, gioisce con Paak della bellezza della musica. Si stupisce nel vedere Dr. Dre avvicendarsi a Stevie Wonder sullo stesso palco. Soprattutto se c’è solo una persona che canta e non è nessuno dei due.
Se l’avete perso l’anno scorso e l’avete perso questa volta, la prossima volta non perdetevelo. Portate con voi il vostro amico scettico e lasciate che le sue dicotomie vengano seppellite da un “Yes, Lawd!”.
Tutte le foto sono di Alise Blandini