Per quanto riguarda lo struggimento amoroso, noi italiani siamo impareggiabili in campo musicale: il Belpaese ha una sanissimo repertorio storico che lega indissolubilmente la musica popolare alla canzone d’amore. Lo sanno bene le generazioni che sono cresciute e pane e dischi di Battisti, chi ha passato notti insonni a sospirare dietro alle parole di Tenco, chi si è perso nel romanticismo più melenso dei cantautori che hanno fatto la storia della canzone italiana. Lo struggimento amoroso ci piace, ci fa crogiolare in un patimento dolcissimo senza cui gran parte dell’immenso catalogo sonoro tricolore non esisterebbe neanche. Diciamolo, ce l’abbiamo nel DNA.
Una volta prelevato ed espiantato fuori dall’Italia, il gene del romantico italiano tende ad essere dominante, anche se messo alla prova in ambienti decisamente più gelidi. È questo il caso di Fil Bo Riva, al secolo Filippo Bonamici, cantautore romano di nascita, ma cresciuto a Dublino e infine approdato a Berlino. Sconosciuto ai connazionali fino a qualche anno fa, il ragazzo si era fatto notare già nel 2016 con il suo EP If You’re Right, It’s Alright preludio al debutto discografico Beautiful Sadness, uscito il 22 marzo.
Fresco fresco della nuova fatica discografica, il figliol prodigo torna a casa per quattro date nostrane del tour dedicato a Beautiful Sadness e il 5 aprile approda a sPAZIO211 per la data torinese della tranche. L’atmosfera intima di sPAZIO211 ci spinge ai piedi del palco, al cospetto di questo moderno dandy dal viso pulito e dallo sguardo sfuggente. Il distacco tra Fil Bo Riva e il suo pubblico, trepidante e agguerrito in prima linea, viene immediatamente azzerato quando il cantautore pronuncia le prime parole con fortissimo accento romano e la distanza Torino-Berlino si sgretola facendo sentire tutti a casa, anche i quattro elementi della band sul palco che invece di italiano non ne masticano molto.
Le luci che avvolgono la band, unite alla voce calda di Fil Bo Riva e ai riverberi morbidi delle chitarre trasformano subito la sala concerti torinese in quella che potrebbe essere la succursale del Roadhouse di Twin Peaks per poi scivolare lentamente nell’atmosfera più lasciva della pista da ballo, in una di quelle scene da film in cui il tempo si ferma mentre giovani coppie ballano strettamente allacciate.
Se già con If You’re Right, It’s Alright Fil Bo Riva aveva messo in tavola una propensione allo struggimento sentimentale più disperato, con Beautiful Sadness il cantautore nomade mantiene la sua identità, rafforzando il concetto con pezzi impregnati di quel romanticismo senza compromessi che si nutre di ore strappate alla notte, di fughe dalla realtà e usa coraggiosamente espressioni come “per sempre”. La scaletta del live ci invita ad abbracciare i patimenti ondeggiando a tempo di musica, snodandosi tra le note agrodolci del vecchio e nuovo Fil Bo Riva: Franzis, Greeningless e Killer Queen convivono senza fatica con le nuove canzoni componendo pezzo dopo pezzo la macedonia di cuore che questo live ci fa assaporare a cucchiaiate.
Appartenente alla schiera degli italiani che hanno abbracciato l’inglese come bandiera per le proprie canzoni, Fil Bo Riva ci ha abituati a un repertorio musicale completamente anglofono ma la sorpresa arriva quando, tra i nuovi brani Head Sonata (Love Control), L’over, Blindmaker, fa capolino L’impossibile che, cantato per metà in italiano, fa subito breccia nel cuore del parterre, facendo cantare ancora più forte il pubblico italiano sulle note di “Portami via lontano da qui con te sognando l’impossibile”.
Impossibile, come è impossibile sfuggire al fascino magnetico di Fil Bo Riva e a quell’atteggiamento riservato che lascia spazio all’umiltà nel rapportarsi con quelli che sono i suoi compagni di avventure sul palco e nella scrittura musicale. Il live si chiude con la canzone spaccacuori per eccellenza e, con Like Eye Did, il quintetto si congeda dal pubblico di sPAZIO211. Come ogni patimento amoroso che si rispetti, ci avviamo verso la fase della separazione, sperando di rivedere presto Fil Bo Riva sui palchi di quella che sarà sempre casa sua.