È primavera e la voglia di andare a ballare è tanta. Questa puntata è dedicata ai pezzi di club culture reimmaginati, ricomposti, che emergono qua e là fra le crepe di canzoni anti-pop. Atmosfera.
Sega Bodega – Kepko
Un disco composto in live su Twitch. Grande lavoro di decostruzione di tracce vocali e tanta, tanta memoria della cultura rave anni ’90. Questo pezzo gronda acid house, hardcore, Mark Fisher. Stupefacente.
Lanark Artefax – Metallur
Del pezzo sopra, questo rappresenta le estreme conseguenze. Voci glossolaliche, stab, arpeggi acid trance. Tenerezza in mezzo alle macerie di una metropoli distopica. La scena finale di Fight Club, gli anni ’90 nel futuro.
Jawnino – Lost My Brain
A proposito di nineties, rave e hardcore continuum. Qui siamo dalle parti di un hip hop orientato al club, base drum’n’bass, dalle parti dei mostri sacri Stormzy e Skepta. Desolazione, tangenziali, vetro e acciaio, grime.
J.G. Biberkopf – Cathartic Ephemeral
Per pausare un attimo. Come si legge nel titolo, ambient solleticante. Intrecci di arpeggi trance, vibe da ritorno a casa dal club, cielo un po’ nuvoloso, odore di mattina umida, desiderio di spazi aperti, natura.
Yosa Peit – HAD3S
A proposito di chill out, una perfetta hit pop anni ’80 decostruita con un fare quasi iconoclasta. Rimane la traccia di una chitarra, sconnessa, balbettante, una voce lontana che intona, mugugna, a volte intellegibile, altre meno. Camminare a rallentatore.
Kee Avil – Croak
Come si fa a cantare, anzi a sussurrare, in quello stile sornione, cantilenante, edonisticamente martirizzato, alla Billie Eilish, sopra il sottofondo di una sirena (o una motosega, o rumore bianco, fate voi)? Una Bad Guy distopica e accelerazionista, che se rallenta è solo per tornare con più forza. In tour con i BIG|BRAVE, fra l’altro.
È tutto per questa puntata! Arrivederci alla prossima, intanto mettete like alla playlist qui sotto!