«Le “rovine” di Manchester non hanno nulla a che fare con gli antichi resti di una qualsiasi città d’arte.»
A Manchester con gli Smiths di Giuseppina Borghese è l’ultima uscita della collana Passaggi di Dogana pubblicata da Giulio Perrone Editore. Guide narrative ai luoghi, sulle tracce di scrittori, musicisti, camminatori, che in quei luoghi hanno vissuto lasciando un segno sulla loro atmosfera. Così la collana ci ha portato A Città del Messico con Bolaño o A New York con Patti Smith. Con gruppi come Joy Division, Oasis, The Stone Roses, Fall, una città come Manchester non poteva essere narrata che attraverso la sua colonna sonora – musica, melanconico alimento di noi che viviamo d’amore (citando Cortázar). Giuseppina Borghese segue l’impulso sonoro del racconto di Manchester, catapultandoci nell’atmosfera di ferro e pioggia mancuniana e scandendo il ritmo delle pagine attraverso le canzoni degli Smiths e altri arpeggiati ricordi, come il “temuto giorno di sole” di Cemetry Gates.
Nel corso della passeggiata musicale a Manchester incontriamo il poeta punk John Cooper Clarke, i versi di Percy Bysshe Shelley, memorie bruciate dei Throbbing Gristle e Genesis P-Orridge, il compianto fantasma di Ian Curtis, il volto di Ian Curtis come simbolo di una città, l’interno del Salford Lads Club come una “cappella laica” per i fan della musica di Morrissey, Johnny Marr, e compagni. La passeggiata musicale diventa una rievocazione di Manchester attraverso canzoni, aneddoti, strade, brevi incontri e ispirazioni, suoni e visioni. Allora Manchester appare come un modo di camminare, un certo modo della musica di diluviare sul suo passante. Qui sotto spulciamo tra le canzoni di A Manchester con gli Smiths, soffermandoci su cinque pezzi che raccontano altrettanti momenti del libro.
ASK
Nelle prime pagine di A Manchester con gli Smiths, Giuseppina Borghese racconta un inaspettato incontro con Morrissey per le strade di Roma. Dopo averlo riconosciuto, gli si avvicina un po’ timidamente per dirgli che uno dei versi più belli della musica si trova in una sua canzone, Ask. “Spending warm summer days indoors / Writing frightening verse / To a buck-toothed girl in Luxembourg”. Ask è in effetti uno dei pezzi che più condensa una certa poetica degli Smiths, un certo modo di cantare neomelò di Morrissey, una canzone che si lascia canticchiare senza troppo pensarci.
SHOPLIFTERS OF THE WORLD UNITE
In un avvincente capitolo dedicato a un breve soggiorno di Friedrich Engels a Manchester, Giuseppina Borghese ricorda invece un pezzo forse meno popolare degli Smiths, Shoplifters of the World Unite, una canzone che fa riemergere dai bassifondi la Manchester operaia e la gente messa ai margini, nell’atmosfera levigata e asfissiante degli anni Ottanta. Sul grido di Taccheggiatori di tutto il mondo unitevi, Borghese costruisce un divertente parallelo tra il pezzo degli Smiths e il Manifesto di Marx ed Engels, senza dimenticare come le simpatie di Morrissey si orientino oggi piuttosto verso gli ultranazionalisti. Shoplifters of the World Unite è un brano che viene da un’altra epoca, un riflesso della cappa conservatrice tatcheriana, quando Morrissey era giovane e audace.
HAND IN GLOVE
Hand in Glove è il singolo di debutto degli Smiths. L’autrice mette in evidenza il potere liberatorio di un brano che a poco a poco diventa “simbolo dell’orgoglio omosessuale” dopo che per secoli l’omosessualità è stata punita come un crimine in Gran Bretagna, come possono testimoniare le vicende di Oscar Wilde e Alan Turing. Il potere liberatorio del brano sta in certi versi che ammiccano all’amore, o nella copertina stessa di Hand in Glove – “tratta da The Nude Male di Margaret Walters, è la foto di un uomo nudo di spalle, scattata dal fotografo Jim French”, la trovate qui.
LAST NIGHT I DREAMT THAT SOMEBODY LOVED ME
Se Hand In Glove esplode liberatoria nel disco di debutto degli Smiths (l’omonimo The Smiths), Last Night I Dreamt that Somebody Loved Me è un cuore di tenebra tratto dall’ultimo album della band, Strangeways, Here We Come. Una delle canzoni più tormentate della coppia Morrissey e Marr, dove risuonano le urla dei minatori in sciopero. “Un minuto e cinquantacinque secondi di sospensione, una discesa in apnea tra un agitato vociare al quale non si riesce a dare un volto, prima di entrare nella canzone e nel suo sottofondo di canti di balene”, scrive Giuseppina Borghese. Siamo dalle parti della parabola finale dell’incontro creativo tra Morrissey e Marr.
RUSHOLME RUFFIANS
Rusholme Ruffians è una delle canzoni che più di tutte ci portano a Manchester, nel quartiere di Rusholme. Citando ancora il libro di Borghese, “questo testo è il primo di una lunga serie in cui Morrissey racconta la vita misera e violenta della classe operaia negli anni Sessanta”. Estratta dal secondo album degli Smiths, Meat Is Murder, Rusholme Ruffians è un canto appassionato per la gente ai bordi. Anche questa è Manchester. E la sentiamo suonare.