Finalmente è arrivato quel momento preciso della giornata – di solito quello che ci vede protagonisti indiscussi del dopolavoro, svago, cazzeggio o che dir si voglia – in cui odiamo profondamente quello che è lo stato del catalogo Netflix. L’offerta proposta dalla mamma di tutti i contenitori di serie tv e film in streaming del mondo — lo so, sto esagerando, ma Netflix resta pur sempre uno dei miei servizi preferiti — lascia un vuoto incolmabile tra la scelta del prodotto e quello che più desideriamo quando avvertiamo la necessità di staccare la spina da tutto e da tutti. Questa circostanza, ahimè, rimane esclusiva manifestazione di quel vuoto che vorremmo andare a colmare. L’indecisione e la scarsa propensione nel dedicarsi a quella serie x, fanno sì che la serata/nottata scivoli via per i meandri del va-bene-perdo-tempo-su-YouTube. La cronaca delle mie ultime sere, quelle in cui ho deciso di restare all’interno delle quattro mura domestiche, è proprio questa.
Esco in veranda per fumare la prima sigaretta ed inizio a ripetermi «magari l’aria fresca mi permetterà di riflettere meglio su cosa spararmi prima di andare a dormire». Rientro e non ho risolto proprio un bel nulla. Così inizio a scorrere l’intero catalogo, forse mi sono perso qualcosa che hanno lanciato durante quei giorni in cui sono stato impegnato con le consegne in vista del Natale. Nonostante questo, niente di nuovo sotto il sole. Passano trenta minuti, nelle cuffie ho l’ultimo album di Franco126 e ancora non ho deciso nulla. «Perché oggi ho sempre voglia di fumare?»
Sono ancora in veranda per la seconda sigaretta della serata/nottata, quella che ho deciso di dedicare al relax più genuino. Se accompagnata da qualcosa di bello da guardare su Netflix sarebbe ancora meglio. Tra una boccata e l’altra rifletto repentinamente sulle cose che ho da sistemare per il giorno dopo. Viviamo giorni costellati da scadenze e birre improvvisate all’ultimo momento e per questo motivo la questione del tempo è diventata la chiara manifestazione del tesoro nascosto nella città di El Dorado. Nel frattempo, si affacciano nella mia mente tutte quelle discussioni affrontate con i miei amici in merito – putacaso – alle serie tv interessanti che avevano visto nell’ultimo periodo. Spremo le meningi, ma la memoria non gioca a mio vantaggio. «Con che lettera iniziava quella serie?». E poi, imperterrito «magari gli scrivo un messaggio e mi faccio mandare un elenco di tutte le cose che si è sparato nell’ultimo mese». Tutti nobili tentativi per riprendere in mano quelle che erano le buone intenzioni per trascorrere una serata/nottata diversa dal solito, eppure restano esattamente tali – i tentativi.
Netflix è quell’angolo di mondo in cui tutto è esattamente come vorresti. Complice più stronzo di tutti è quel bellissimo algoritmo che utilizza. Lui sì che mi conosce bene. Mi propone un catalogo costruito in base alle mie ultime visioni. Raggruppa tutte le cose che ho selezionato da quando ha memoria per poi formulare un’offerta senza precedenti. Contenuti nuovi di zecca, serie tv che ti tolgono il respiro e robe sempre al passo con i tempi. Peccato che stasera, tutto questo bell’ambaradan di fattori, è venuto meno. Forse sarei dovuto uscire, beccare qualcuno davanti a una birra e chiedergli qualche consiglio a riguardo. Lo so bene, sto perdendo tempo nel crogiolarmi nelle solite paranoie, ma nulla toglie lo scarso risultato che sto ottenendo. «No, Netflix! Sex Education non lo voglio ancora vedere. So bene che ne parlano tutti, però non mi va. Cioè, non è il momento. Non saprei, lasciami stare.»
Mi torna in mente, come un fulmine a ciel sereno, una massima di uno dei miei più cari amici: “quando non sai cosa guardarti su Netflix, opta sempre per un bel documentario americano”. Capisco perfettamente il mio amico, ma se il documentario non mi entusiasma, che faccio? Anche se gira e rigira intorno ai soliti temi – droga e familiari che si fanno a pezzi a vicenda -, cosa mai potrò vedermi oggi? Esiste qualcosa che mi potrebbe tenere incollato allo schermo del Mac senza realizzare grossi sacrifici? Non lo so. La sicurezza potrò ottenerla soltanto se mi dedico anima e corpo a una spasmodica ricerca. Oltre allo studio matto e disperato di leopardiana memoria, insiste, resiste e persiste anche la ricerca matta e disperata della serie tv perfetta – sì, magari a trovarla!
Ed eccomi qui al punto di partenza. Cosa c’è che non va nel mio catalogo? Perché Netflix ha smesso di consigliarmi le robe più fighe come faceva fino a qualche settimana fa? Perché devo lasciarmi ammorbare la mente anche da queste stupide seccature? No, mi correggo: queste bellissime seccature mi mantengono vivo. Senza di loro non saprei come andare avanti – e poi sono le stesse dinamiche che mi avviano per la strada dell’insaziabilità culturale. Quella serie – o quel film – è collegato a quell’attore scritturato da quel registra che, a sua volta, fu allievo di quel grandissimo registra di cui vado matto. Insomma, una serie di piccole saldature invisibili a occhio nudo, ma che con un’attenta osservazione possono soddisfare tranquillamente la mia fame di serie tv e film per i prossimi due mesi. Aspetta un attimo. Forse l’errore è proprio qui. Forse ho semplicemente smesso di unire quei tasselli che attirano a loro volta altri tasselli e così via. Non sarà mica colpa del lavoro? Oppure sto semplicemente oziando nel modo sbagliato? Valli a capire.
Prendo un’altra sigaretta dal pacchetto lasciato inerme sulla scrivania e indosso il cappotto pesante – è pur sempre quasi mezzanotte, fuori si gela. Questa sera, stranamente, in cielo non c’è una nuvola. La luna è quasi piena. Riesce perfettamente a illuminare parte della veranda. Finalmente scruto al meglio il posacenere, così non cicco la cenere a caso. Boccata dopo boccata, mentre fisso i volti blu dei Fab Four disegnati sul tavolino, mi sorge spontanea una domanda: a esclusione di Sex Education, non avrò mica visto quasi tutto quello che c’è di interessante su Netflix?
Lascio cadere la cicca nel posacenere, scosto la porta e torno dentro. Lo sbalzo termico fa sì che le lenti dei miei occhiali si appannino manco fossi in una sauna svedese.
«Erika Lust! Mi sparo qualcosa di Erika Lust!»